Il Canale di Leme fa parte di una valle d'erosione (Limska draga) sulla costa ovest dell’Istria, che si prolunga per circa 35 chilometri all'interno del territorio istriano. Il canale in se e lungo solo 9 chilometri.
A pochi chilometri di distanza da dove termina il Canale di Leme, ci sono due sporgenze rocciose, una dal pendio settentrionale della valle, l’altra su quello meridionale. Su quella meridionale nel medioevo sorgeva una fortezza chiamata Castel Parentino (il nome indica i suoi proprietari, cioè i vescovi di Parenzo) che fu abbandonato già nel XIV secolo e del quale praticamente non e rimasta nessuna traccia, mentre su quella settentrionale ancora oggi si trovano le rovine di una città-fortezza chiamata Moncastello (da Montecastello). L'abitato rimase, nonostante la scomparsa di Castel Parentino, conosciuto sotto il nome comune di Duecastelli (anche Docastelli o Duo Castra) fino al suo abbandono totale.
La zona di Duecastelli era abitata già nella preistoria. Questo non sorprende poiché la terra fertile e la vicinanza di fonti d'acqua rende il luogo adatto per la creazione di insediamenti. Varie tracce archeologiche (lapidi, oggetti di uso quotidiano, armi, monete romane) confermano chiaramente la continuità di insediamento anche nel periodo romano quando l'abitato faceva probabilmente parte delle fortificazioni del limes settentrionale dell’agro polesano. Anche il nome del vallone in se (Leme/Lim) trae probabilmente origine dal suo utilizzo come confine (limes) tra l’agro parentino e quello polesano. Duecastelli sorge inoltre proprio nel punto dove il vallone curva a 90 gradi verso nord. Da questo punto è quindi possibile proteggere e chiudere la valle e allo stesso tempo controllare sia i traffici in direzione nord – sud, sia quelli in direzione est – ovest.
Tracce della strada che nell'antichità partiva da
Pola e passando per Valle (Bale) raggiungeva Duecastelli per poi proseguire a
nord verso Corridico (Kringa) sono ancora visibili vicino al ciglione
meridionale del pendio che conduce verso la città e a nord dell’insediamento nei
pressi del cimitero. Il ritrovamento di un’ara votiva dedicata alla divinità
autoctona Eia comunque testimonia la persistenza della cultura istrica dopo la
conquista e un lungo processo di romanizzazione.
La zona di Duecastelli rimase strategicamente importante anche dopo la caduta del Impero romano e dell’abbandono della vecchia suddivisione del territorio. Durante il Medioevo passò di mano più volte e trascorse gli ultimi secoli della propria esistenza sotto il dominio veneziano. Per una combinazione di circostanze storiche fungeva di nuovo da fortificazione di confine, questa volta su quello che separava i territori della Serenissima a ovest dai territori della Contea di Gorizia (e più tardi dell'Austria) a est. Venezia era molto interessata a possedere Duecastelli, non solo per tale ragione, ma anche perché esso era il centro abitato più vicino all'imbarco che si trovava alla fine del canale di Leme e fungeva quindi come dogana per le merci che venivano esportate dall'Istria.
Duecastelli prosperò fino all'inizio del XVII secolo quando, in pochi anni, un susseguirsi
di tragici avvenimenti decretò la sua fine. Nel 1615, durante la guerra tra
l'Austria e Venezia, Duecastelli resistette a un assedio di quattro giorni da
parte dei Uscocchi i quali, fallendo nell'impresa di conquistare la città,
colti da rabbia impotente saccheggiarono e bruciarono i villaggi circostanti.
Negli anni seguenti la popolazione fu quasi del tutto sterminata dalla peste di
manzoniana memoria e dalla malaria. I pochissimi sopravvissuti abbandonarono la
città “maledetta” e si trasferirono nella vicina, ma più salubre, Canfanaro
(Kanfanar).
Stranamente la descrizione più antica di
Duecastelli a noi pervenuta è quella redatta dal vescovo di Cittanova G. F.
Tommasini che visitando la città alla meta del XVII secolo non vi trovò che tre
famiglie di contadini. La chiesa di Santa Sofia che a quei tempi era ancora utilizzata
gli fece un'ottima impressione. Dopo aver menzionato l’antichità della chiesa e
la sua forma basilicale egli prosegui: “…e
sovra la volta della nave di mezzo vi si vedono pitture antiche e cose
longobarde(?), quali rappresentano la città di Gerusalemme combattuta e vi si
vede un'armata di mare con forma stravagante di galere. Vi sono altre pitture
del testamento vecchio con la vita e la passione di Cristo dipinto all'uso
greco, dalla parte opposta li dodici Apostoli ed altro. Nell'altar maggiore la
beatissima Vergine con figure di basso rilievo antiche, l'altra di Santa Sofia
con figure di tutto rilievo, segno di grande antichità ed è mirabile che questa
chiesa vien conservata bene, caduto il resto del castello sino il palazzo del
rettore”.
Nel 1714 fu abbandonata anche la chiesa di Santa
Sofia. Il suo interessante pulpito paleogotico con un bassorilievo raffigurante
Santa Sofia che regge nelle mani due città fu, come anche la porta d'ingresso
intagliata e alcune statue, trasferito nella chiesa parrocchiale di Canfanaro,
dedicata a San Silvestro. La città cosi “mori” definitivamente.
Il pulpito con il bassorilievo di Santa Sofia che oggi si trova a Canfanaro (Udruga DVEGRAJCI)
Nel periodo 1965-1971 i resti di Santa Sofia furono
oggetto di un importante intervento di conservazione e di parziale
ricostruzione. Durante i lavori gli archeologi salvarono dal ulteriore degrado
(e dai “collezionisti”) numerosi resti di affreschi risalenti al periodo
pre-romanico e numerosi frammenti di sculture in pietra. Oggi questi reperti si
trovano al Museo archeologico dell’Istria a Pola.
Alla fine del XIX gli affreschi pre-romanici erano ancora bene visibili (Caprin, 1895)
Cosa può vedere attualmente il visitatore a
Duecastelli?
I resti della città sono circondati da doppie mura,
collegate nei punti dove si trovano le porte cittadine. Come fortificazione
aggiuntiva, furono costruite nel XIV secolo anche tre imponenti torri di difesa.
La città è dominata dalla imponente basilica romanica di Santa Sofia costruita tra
il XI e il XII secolo sui resti di una chiesa paleocristiana, risalente al V
secolo. Oltre a questo si possono ammirare anche i resti di 220 case (perlopiù
ancora ricoperte dalla vegetazione) e l'infrastruttura urbana dell'epoca
(strade e piazze lastricate, canali per lo scolo dell'acqua, ecc.).
A Duecastelli è interessante pure quello che non ci
si trova. A Duecastelli non ci sono folle di turisti (può capitare di girarci totalmente
da soli), non ci sono informazioni turistiche (né di qualunque altro tipo, se
per questo...) e non ci sono souvenir (anche se il baracchino/ristoro vicino al
parcheggio prova da tempo a rimediare con scarsi risultati).
Un'Istria alternativa insomma.
Continua…
Fonti:
Maurizio Levak: Nastanak i povijesni razvoj ranosrednjovjekovnog Dvigrada (2007)
Juroš Monfardin, F.: Dvigrad: povijesnoarheološka skica, Histria Archaeologica (1999), 30, 155-164.
Schiavuzzi R.: Due Castelli (1919)
Juroš Monfardin, F.: Dvigrad: povijesnoarheološka skica, Histria Archaeologica (1999), 30, 155-164.
Schiavuzzi R.: Due Castelli (1919)
Giuseppe Caprin: Alpi Giulie (1895) (dal punto di vista storiografico rilevante come Topolino, pero contiene belle foto e schizzi d'epoca)
Udruga DVEGRAJCI (associazione culturale dedita alla promozione e allo studio di Duecastelli)
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