četrtek, 10. maj 2018

Il grande ponte romano sull'Isonzo - prima parte

La cosiddetta Via Gemina era una importante strada romana, costruita ai tempi dell'imperatore Augusto, che univa Aquileia a Iulia Aemona (l‘odierna Ljubljana) e in questo mondo collegava l'Italia con il mondo danubiano. Si trattava di una vera e propria autostrada dell'antichità, completa di grandi opere quali stazioni postali e fortificazioni militari. Va comunque tuttavia ricordato che pero la strada romana ricalcava un percorso ancora più antico, la cosiddetta “via dell'ambra” e il cui percorso viene utilizzato tutt'oggi dall'autostrada moderna.

La via dell'ambra

L'opera ingegneristica più importante presente sulla Via Gemina era indubbiamente il grande ponte sull'Isonzo (Pons Sontii), che si trovava nei pressi dell'odierna Farra d'Isonzo (località Mainizza) circa 800 m a monte della confluenza della confluenza del Vipacco con l’Isonzo.

Ipotetica ricostruzione di come doveva apparire il Pons Sontii (Stasi, 2003)

Sulla Tabula Peutingeriana, copia medievale di un antico atlante stradale romano (itinerarium pictum) la cui ideazione viene normalmente attribuita a Marco Agrippa, illustrante le principali strade dell'Impero, si può vedere che il ponte e l'annessa stazione postale (mansio) si trovavano a 14 miglia (circa 22 km) da Aquileia. 

Estratto della Tabula Peutingeriana

Al periodo romano risale anche un'ulteriore testimonianza fornita dallo storico greco Erodiano (170 – 250) che nella sua opera “Storia dell'Impero Romano dalla morte di Marco Aurelio all'ascesa di Gordiano III” fornisce una preziosa descrizione del ponte e delle sue “sfortune” belliche.

Durante il cosiddetto Bellum aquilense del 238, il generale romano Massimino il Trace, il primo dei così detti imperatori militari, marciò dal suo quartier generale di Sirmium (l'odierna Sremska Mitrovica) verso Roma per farsi proclamare imperatore dal senato. Nel disperato tentativo di fermare la sua avanzata, il ponte fu preventivamente distrutto dai Aquileiesi.

Ma, giunto al fiume, il quale sta discosto dalla citta sedici miglia, trovò che la piena delle acque avea dato fuori, squagliate essendosi le nevi de vicini monti che avea indurite la lunga invernata, e tanto era gonfio e impetuoso il torrente, che in nessun modo si poteva guadare. Nè passar si potea altrimenti, perchè quel bellisimo e magnifico ponte, edificato dagli antichi imperadori di pietre quadrate e ad arcate che andavano aumentando di dimensioni, stato era dagli aquilejesi tutto rotto e fracassato. Di maniera che non potendo l'esercito passare all altra riva, per non vi essere nè ponte nè sorte alcuna di navilj, si fermò Massimino titubante sul partito da prendere. In tale incertezza alcuni tedeschi, non sapendo quanto rapidi e impetuosi siéno i fiumi in Italia, e credendo che si volgessero giù pe piani con quell istessa calma che fanno quel di Germania, ove sogliono per tal cagione facilmente ghiacciare, presero animo a sgarare le acque montati in su cavalli valenti a nuotare, ma trascinati dalla corrente vi annegarono.

Massimino risolse il problema facendo realizzare un ponte galleggiante fatto di botti di legno legate tra di loro.

Vennero a lui alcuni ingegneri e gli dissero che in quelle deserte campagne si rinvenivano delle botti vuote e rotonde dalle quali que villani doveano servirsi per trasportare i loro vini e che avendo il concavo delle navi si sarebbero potuto collegare insieme e far gallegiare sulle acque nè vi essere a temere si affondassero quando le si fossero bene concatenate e con gente assai potersi ancora inzavorrare e con rami e terra render ferme e sodisime.

Busto di Massimino il Trace

Massimino comunque non riuscì mai a raggiungere Roma. La distruzione del ponte riuscì a rallentare la sua avanzata abbastanza a lungo e Aquileia ebbe il tempo di rafforzare le sue difese. Durante l'estenuante assedio della città i suoi stessi soldati si ribellarono e lo uccisero.

Vista la sua importanza, dopo questo sfortunato episodio il ponte fu probabilmente rapidamente ricostruito. Grazie a Paolo Diacono sappiamo che esso sopravvisse in qualche modo anche alla caduta del Impero Romano. Il cronista longobardo, nella sua opera Historia Romana, infatti menziona che il 28 agosto del 489 nei pressi del Pons Sontii gli Ostrogoti guidati da Teodorico sconfissero l'esercito erulo di Odoacre. 

Paolo Diacono (720 – 799)

Lo stesso autore ci fa anche supporre che il ponte esistesse anche ai tempi dell'invasione longobarda dell'Italia. Nella sua opera Historia Langobardorum infatti menziona che il re Alboino affidò il Friuli al proprio nipote Gisulfo. Gisulfo accettò l'incarico a patto che il re gli assegnasse alcune farae di sua scelta. Le farae erano comunità (stirpi) di guerrieri con le rispettive famiglie che avevano forti rapporti personali con il duca. Probabilmente è proprio da una di queste farae che ricevette il proprio nome Farra d'Isonzo. L’effettiva presenza dei Longobardi a Farra e stata confermata anche da ritrovamenti archeologici. Il suo nome e la sua posizione sulla riva dell'Isonzo, nelle vicinanze del ponte romano, testimoniano che i Longobardi avevano affidato a guerrieri scelti la difesa di un punto probabilmente ancora altamente strategico.

Da questo punto in poi, però, le tracce storiche del Pons Sontii si perdono. Il ponte venne infatti a mancare in un punto non bene precisato durante i secoli bui. Appare comunque quasi certo che nel 967 non esistesse più. In quell’anno infatti l'imperatore Ottone I donò al patriarca Rodoaldo ampi possedimenti tra i quali figurava anche “... castrum quod vocatur Farra com omnibus suis pertinensis” (... il castello chiamato Farra con tutte le sue pertinenze). Omettere la presenza di un imponente ponte sarebbe stato un fatto alquanto strano, specialmente tenendo conto del fatto che la tassa di transito sarebbe stata una fonte di reddito non indifferente.

Poiché mancano anche notizie su eventuali redditi da traghettamento è plausibile che a quei tempi quel tratto di fiume perse la sua importanza strategica e che i transiti commerciali si erano spostati più a nord verso Gorizia.

Il Pons Sontii quindi spari dalla geografia e dalla memoria per più di un millennio, per poi essere riscoperto nel 800'. Ma di questo tratteremo nel nostro prossimo post.



Fonti: 


Veliki rimski most na Soči - 1. del

Tako imenovana Via Gemina je bila pomembna rimska cesta, ki je povezovala Aquileio (Oglej) z Julio Aemono (današnja Ljubljana). Zgrajena je bila v času cesarja Avgusta in je skozi celotno obdobje antike ter zgodnjega srednjega veka predstavljala glavno prometnico med Podonavjem in Italijo. Šlo je za pravo antično “avtocesto” ob kateri so zrasla številna naselja, poštne postaje in vojaške postojanke. Ker trasa ceste deloma poteka tudi čez težaven teren, je predstavljala njena izgradnja tudi velik inženirski podvig. Kljub temu pa se velja spomniti, da je Via Gemina v veliki meri prevzela traso se starejše ceste, to je t.i. “jantarne poti”, ki je v prazgodovini povezovala Baltik z Jadranom, in da po tej isti trasi se dandanes teče moderna avtocesta.

Jantarna pot

Nedvomno največji gradbeno-inženirski dosežek na celotni trasi Vie Gemine je bila izgradnja velikega mostu na Soči (Pons Sontii), ki se je nahajal v na območju Majnic v bližini današnje Fare, približno 800 m nad sotočjem Soče in Vipave.

Hipotetična rekonstrukcija Ponsa Sontii (Stasi, 2003)

Tabula Peutingeriana, srednjeveška kopija starega rimskega cestnega atlasa (itinerarium pictum), ki prikazuje glavne prometne povezave znotraj Rimskega cesarstva in katerega prvotno zasnovo se pripisuje Marku Vipsaniju Agrippi, kaže, da sta se most in pripadajoča poštna postaja (mansio) nahajala 14 milj (približno 22 km) od Aquileie.

Tabula Peutingeriana - izsek 

Pričevanje o obstoju velikega mostu na Soči najdemo v še enem dokumentu iz rimskega obdobja. Grški zgodovinar Herodijan (170 – 250 n. š.) nam je v svoji “Zgodovini Rimskega cesarstva od smrti Marka Avrelija do vzpona Gordiana III” podal dragocen opis mostu in “nesreče”, ki je most doletela med enim izmed vojaških spopadov, ki mu je bil priča.

Leta 238 n. š. se je namreč rimski general Maksimin Tračan, prvi v nizu tako imenovanih vojaških cesarjev, iz svojega generalštaba v Sirmiumu (današnja Sremska Mitrovica) skupaj z njemu zvestimi legijami odpravil na pohod proti Rimu, kjer naj bi ga senat potrdil za cesarja. Med pohodom je vojska naletela na nepričakovan odpor Aquilejčanov (tako imenovan Bellum Aquilense), ki so, da bi pridobili čas, most preventivno porušili.

Prispevši do reke, katera šestnajst milj od mesta se nahaja, videl je, da je ta hudo široka inu globoka, jer napojil jo je taleči se sneg, kateri celo zimo se v bližnjih gorah je nabiral. Reka bila je tako silna inu deroča, da ni je bilo moč prebroditi. Tudi drugače je vojska ni mogla prečiti, jer tisti sjajni veliki most, kateri od starih cesarjev iz velikih klesanih kamnov zgrajen je bil in katerega mnogoštevilni oboki proti sredini reke v veličino so rasli, Akvilejci so celega pokvarili inu razvalili. Jer brez mostu inu brez bark naprej proti Akvileji ni mogla, je Massiminova vojska tako ob vodi obstala. Nekateri Germani so, ne vedoč kako hitre inu divje so reke v Italiji inu misleč, da so počasne inu mirne kakor one v Germaniji, katere zbog tega zamrznejo rade, z iskrimi konji v reko zaplavali, a jaki tok jih je proč odnesel inu vse pogubil.

Maksimin je težavo rešil tako, da je dal zgraditi pontonski most iz med seboj povezanih vinskih sodov.

Prišli so do njega nekateri mojstri, kateri so rekli, da je v tisti opusteli deželi moč najti veliko število velikih okroglih posod, katere so tamkajšnjemu življu za prevoz vina služile. Jer so te posode znotraj votle kakor barke, rekli so mojstri, da moč jih je povezati med seboj in da bodo one na vodi plavale in da je tako povezane posode z vejami in zemljo še bolj učvrstiti možno.

Doprsni kip Maksimina Tračana

Kljub vsemu pa Maksiminu nikdar ni uspelo priti do Rima. Uničenje mostu je uspelo njegovo vojsko zadržati dovolj dolgo, da so Aquilejčani dodatno utrdili mesto. Na koncu so se vojaki zaradi nepričakovano dolgega obleganja mesta, lakote in bolezni Maksiminu uprli in ga umorili. 

Po tem nesrečnem dogodku je bil most, glede na njegovo izredno pomembno vlogo kot vez Italije z vzhodom, verjetno kmalu ponovno usposobljen. Zahvaljujoč langobardskemu kronistu Pavlu Diakonu vemo, da mu je celo uspelo preživeti padec Zahodnorimskega cesarstva. V svojem delu Historia Romana Diakon namreč omenja, da so 28. avgusta 489 v bližini Ponsa Sontii Ostrogoti Teodorika Velikega premagali herulsko vojsko, ki jo je vodil Odoaker. 

Pavel Diakon (720 – 799)

Isti avtor nam v svoji Historii Langobardorum daje tudi slutiti, da je v času prihoda Langobardov v Italijo (568) most najbrž še vedno stal. Diakon namreč pravi, da je langobardski kralj Alboin zaupal upravljanje Furlanije svojemu nečaku Gisulfu. Gisulf je bil zadolžitev pripravljen sprejeti pod pogojem, da mu kralj dodeli tiste farae, ki si jih bo sam izbral. Farae so di bile osnovne celice langobardske vojaške organizacije. Šlo je za posebne rodove, ki so jih tvorili izbrani bojevniki in njihove družine in ki so bile v tesnih odnosih z vladajočim vojvodo. Naselje Fara je verjetno dobilo ime ravno po enem izmed takih vojaških rodov, ki se je naselil na tem mestu. Prisotnost Langobardov na tem območju potrjujejo tudi arheološke najdbe. Postavitev novega naselja tik ob reki v bližini rimskega mostu daje slutiti, da je vojvoda Gisulf to območje smatral za strateško še vedno izredno pomembno.

Od tod naprej pa se za Ponsom Sontii izgubijo vse zgodovinske sledi. Zgleda, da je most v nekem nedoločenem trenutku tako imenovanega in “temnega srednjega veka” preprosto izginil. Skoraj gotovo je, da je bil že porušen že pred letom 967. Iz tega leta namreč izhaja darovnica s katero cesar Oton I oglejskemu patriarhu Rodoaldu podeljuje več ozemelj med katerimi je najti tudi “... castrum quod vocatur Farra com omnibus suis pertinensis” (... grad, ki se imenuje Farra z vsem pripadajočim). Nenavadno bi bilo, da darovnica ne bi omenjala tako pomembnega objekta, kot je most, predvsem upoštevajoč dejstvo, da bi pobiranje mostnine predstavljalo vse prej kot zanemarljiv vir dohodka.

Ker ni niti novic o morebitnih dohodkih iz naslova prevoza prek reke z brodom, je upravičeno domnevati, da je območje Fare v tistem času že povsem izgubilo na strateškem pomenu in da so se prometni tokovi premaknili severneje na območje Gorice.

Pons Sontii je tako izginil iz zemljepisa in iz spomina za več kot tisoč let. Ponovno se je pojavil šele v 19. stoletju. A o tem bomo govorili naslednjič.



Viri: 


sreda, 9. maj 2018

LIMES v šoli

V torek 8. maja sta ZVKDS in Društvo LIMES na osnovni šoli Pier Paolo Vergerio il Vecchio v Kopru pripravila predstavitev Interreg SLO/HR projekta CLAUSTRA+. Med predstavitvijo je bilo govora o (ponovnem) odkrivanju in valorizaciji poznoantičnih vojaških utrdb na ozemlju Slovenije in Hrvaške.


Po predavanju namenjenemu učencem 6 in 7. razreda, ki sta ga izvedla arheologinja in docentka Katharine Zanier ter predsednik Društva LIMES Massimo Medeot, ki tudi sicer poučuje na tej šoli, se je dogodek nadaljeval z didaktično delavnico namenjeno učencem 5. razreda. Med delavnico, ki jo je vodila arheologinja Tajda Senica, so učenci izdelali maketo utrdb Hrušica (Ad Pirum) in Lanišče.



Uspešno izveden dogodek je bil namenjena poglobitvi sicer tudi v redni učni načrt vključenega zgodovinskega poglavja, s tem, da so učenci tokrat imeli priložnost sodelovati s strokovnjaki, ki se s to tematiko tudi poklicno ukvarjajo.

LIMES a scuola

Martedì 8 maggio è tenuta, presso la sede della scuola Pier Paolo Vergerio il Vecchio di Capodistria, la presentazione, a cura del ZVKDS in collaborazione con l'associazione Limes, del progetto Interreg SLO/HR CLAUSTRA+ dedicato alla scoperta e valorizzazione delle opere fortificatorie romane in territorio sloveno (e croato), risalenti al Tardoantico.


Dopo una presentazione a cura dell'archeologa e docente Katharina Zanier e di Massimo Medeot, presidente di Limes e insegnate della scuola, con pubblico composto dagli alunni della VI e della VII, si sono svolti i laboratori dedicati agli alunni della classe V coordinati dall'archeologa Tajda Senica durante i quali gli alunni hanno realizzato un plastico delle fortezze Hrušica (Ad Pirum) e Lanišče.



E' stato un momento didattico e formativo per approfondire tematiche presenti nei programmi ministeriali, qui illustrate con metodologie e materiali all'avanguardia, da esperti professionisti del settore.

sreda, 28. marec 2018

Incidente aereo sul monte Razsušica


Sulla vetta della Razsušica (il monte e conosciuto anche come Glavičorka o Pil), che con i suoi 1083 m rappresenta il punto più alto della Čičarija, si trova un cippo di cemento che commemora un tragico evento accaduto quasi 100 anni fa.


Il 15 giugno 1918 un aereo militare tornava dalla propria missione (bombardamento dei impianti militari di Mestre) alla base di Pola. A bordo c'erano 3 membri dell'equipaggio - un Tirolese e due Ungheresi. Per un qualche motivo che resterà per sempre ignoto, il velivolo sbaglio completamente rotta e verso le 23 andò a sbattere contro la montagna.

Era una giornata molto afosa e la gente del vicino paesino di Golac era ancora in strada a cercare refrigerio quando prima senti un aereo che volava a quota molto bassa e poi vide un esplosione sotto la cima del sovrastante monte.

I soccorsi partirono di prima mattina, ma purtroppo trovarono solo 3 cadaveri carbonizzati. I resti dei tre aviatori furono portati a valle e seppelliti nel cimitero del paese. Dopo la guerra le salme vennero riesumate dai rispettivi famigliari riportate a casa.

Per quanto riguarda i resti dell'aereo, essi furono parsimoniosamente riutilizzati fino all'ultima vite e fino a qualche decennio fa si potevano ancora trovare sparsi qua e là per il paese. 


Golac e i paesi vicini erano infatti fino a non tanto tempo fa luoghi poverissimi e decisamente "fuori dal mondo". La prima radio, per dire, arrivo con un insegniate "foresto" solo nel 1953, mentre l'asfalto raggiunse il paese solo nel 1989...

Fonte: 
Renato Podbersič: Čičke prekvantice z Goca: folklorni obrazci z Golca v Slovenski Čičariji, 2007.

Letalska nesreča na Razsušici


Na vrhu Razsušice (hrib je poznan tudi kot Glavičorka ali Pil), ki s svojimi 1083 predstavlja najvišjo točko Čičarije, se nahaja okroglo betonsko znamenje. Gre za spomenik postavljen v spomin na tragično nesrečo, ki se je zgodila na tem hribu pred skoraj 100 leti.


15. junija 1918 se je vojaško letalo po opravljeni bojni nalogi (bombardiranje vojaških objektov pri Mestrah) vračalo v svojo bazo v Pulju. Na krovu so bili 3 člani posadke - Tirolec in dva Madžara. Iz vzroka, ki bo za vedno ostal nepojasnjen, je letalo med povratkom povsem zgrešilo smer leta in okrog enajstih zvečer treščilo v hrib.

Dan je bil zelo soparen in vaščani Golca so še vedno uživali v večernem hladu pred svojimi hišami, ko so najprej zaslišali nizkoleteče letalo in nato videli še blisk, ko je letalo treščilo v pobočje hriba nad vasjo.

Naslednji dan so se reševalci odpravili v hrib že navsezgodaj, vendar so na kraju nesreče našli le 3 ožgana trupla. Posmrtne ostanke letalcev so prenesli v Golac, kjer so jih nato pokopali na vaškem pokopališču. Po vojni so grobove prekopali, saj so družine umrlih poskrbele za prevoz ostankov ponesrečenih v domače kraje.

Kar se ostankov letala tiče, lahko rečemo, da so jih domačini koristno ponovno uporabili do zadnjega vijaka. Še do pred kakšnim desetletjem je tako bilo okrog po vasi še vedno mogoče najti kose letala. 


Golac in njegova okolica so bili namreč do relativno pred kratkim zelo revni in od vseh pozabljeni kraji. Prvi radijski sprejemnik je na primer prišel v vas s skupaj z novim vaškim učiteljem šele leta 1953, asfaltirana cesta pa je vas povezala s svetom šele leta 1989…

Vir:
Renato Podbersič: Čičke prekvantice z Goca: folklorni obrazci z Golca v Slovenski Čičariji, 2007

petek, 2. marec 2018

Conferenza al centenario della scoparsa del prof. Ludwig Karl Moser (1845-1918)

Il prof. Ludwig Karl Moser ha dedicato la propria vita alla ricerche geo-archeologiche nelle grotte del Carso.


Durante la conferenza svoltasi il 1o marzo 2018 presso la Biblioteca Crise a Trieste sono stati presentati un'analisi dei diari del grande personaggio, un esame del contesto storico e scientifico del lavoro di Moser e i suoi rapporti con gli altri ricercatori della sua epoca.

Conferenza tenuta dal prof. Paolo Paronuzzi, geologo, anzi, geo-archeologo come ama definirsi, docente del corso di Geologia Applicata presso l'università di Udine, parallelamente da quasi 40 anni si occupa di ricerca archeologica e approfondito studio anche delle biografie dei più autorevoli personaggi che hanno studiato le nostre terre.


Il prof. Paronuzzi, con la sua nota capacità espositiva e narrativa, è riuscito a portare a una piacevole narrazione degna di un romanzo biografico senza però perdere il valore scientifico.

Predavanje v spomin na profesorja Ludwiga Karla Moserja (1845-1918) ob stoletnici njegove smrti

Profesor Ludwig Karl Moser je življenje posvetil arheološkemu in geološkemu raziskovanju kraških jam.


Predmet predavanja, ki se je zgodilo 1. marca 2018 v knjižnici Crise v Trstu, so bili analiza dnevniških zapisov tega pomembnega raziskovalca, umestitev njegovega dela v primeren zgodovinski in znanstveni kontekst ter opis odnosa med Moserjem in drugimi raziskovalci iz tistega obdobja.

Predaval je prof. Paolo Paronuzzi, geolog (oziroma, kot sam sebi pravi, arheo-geolog), ki predava aplikativno geologijo na Univerzi v Vidmu. Poleg z geologijo se prof. Paronuzzi že skoraj 40 let ukvarja tudi z arheologijo in s preučevanjem življenja in dela raziskovalcev, ki so v preteklosti delovali na našem območju.


Kljub temu, da je predavanje potekalo na visokem strokovnem nivoju, je prof. Peronuzzi, zahvaljujoč svojim predstavitvenim in pripovedovalskim sposobnostim, uspel podati živ in biografskega romana vreden oris lika prof. Moserja.