nedelja, 20. avgust 2017

Le leggende di Duecastelli

Sia a Canfanaro sia nei villaggi circostanti, le vecchie leggende legate a Duecastelli circolano perlopiù tra gli anziani che sono però restii a raccontarle, soprattutto per timore d’essere derisi. Grosso problema, poiché queste storie tramandate da secoli fanno parte integrante dell’immaginario proprio di Duecastelli e quindi vale la pena di ricordarle e metterle per iscritto.
Le leggende riportate in seguito sono interessanti principalmente poiché, se uno conosce almeno a grandi linee il passato della città, è possibile trovare in esse descrizioni straordinariamente dettagliate di episodi realmente accaduti in una città che non esiste più da 400 anni! Ovviamente non possono essere prese alla lettera poiché mescolano tra di loro episodi accaduti in diverse epoche e contengono anche inserti interamente di fantasia, nati dalla superstizione popolare e dalla necessità di colmare le lacune nella memoria storica.


A ogni leggenda abbiamo provato ad aggiungere una possibile interpretazione, pur rendendoci conto dei “pericoli” di tale opera poiché non siamo degli esperti in questo settore e perlopiù siamo pure “forestieri”. I risultati quindi non hanno la pretesa di valore scientifico, ma rappresentano un primo tentativo di valorizzazione delle fonti orali.

La leggenda del tesoro di Duecastelli

Narra la leggenda che dentro le mura di Duecastelli sia sepolto un tesoro. Una volta, davanti alla città si incontrarono tre contadini decisi a trovarlo. Scavando, trovarono un pentolone pieno di monete d'oro sulle quali però sedeva un esserino nero dall’aspetto demoniaco che, in cambio del tesoro, chiedeva loro le anime. I contadini, che non erano in vena di negoziazioni, presero l'esserino per le orecchie per tirarlo da parte. In quel momento, con gran boato, apparve il diavolo in persona che colpì i contadini in maniera così forte da scaraventarli ai tre angoli dell'Istria.


Possibile interpretazione: Probabilmente la leggenda più nota, ma forse anche quella meno interessante. Storie di questo tipo sono, infatti, molto comuni, al punto che risulta addirittura difficile trovare un castello, abbandonato o meno, al quale non sia legata una qualche leggenda riguardante un tesoro nascosto. Questi tesori sono inoltre comunemente protetti da esseri demoniaci come draghi, fantasmi, ecc. Nel caso in questione c’è la peculiarità di avere a che fare con ben due esseri demoniaci e che, per prendere il tesoro, ci sia bisogno di rinunciare all’anima. Anche i “patti col diavolo” sono molto comuni, sebbene normalmente in contesti diversi. La combinazione di questi due “cliché” in una storia è forse dovuta alla nefasta fama di Duecastelli. D’interessante c’è anche l’utilizzo del numero magico 3 (tre contadini) e la sua estrapolazione alla forma dell’Istria (triangolo).


La leggenda della fondazione della città

Questa leggenda interpreta la costruzione di due forti con una gara tra due giganti, fratelli gemelli, e il drago del Canale di Leme, per conquistare la bella figlia di un pescatore. Il drago aveva il potere di trasformarsi in un bel giovane, e riusciva spesso a ingannare i due giganti. In fine i giganti decisero tra di loro che ad avere la fanciulla sarebbe stato quello che sarebbe riuscito per primo a costruire una torre. I due fratelli quindi incominciarono a costruire una torre ognuno sulla propria collina. La fanciulla non l’ebbe nessuno dei due poiché, spaventata dalla possibilità di finire prigioniera in una delle due torri, la poveretta spirò e la sua anima passò nella sirena con la quale spesso nuotava.

Possibile interpretazione: In passato era abbastanza comune considerare gli abitati e i fortilizi abbandonati opera di giganti vissuti in tempi lontani. In territorio sloveno questi giganti sono conosciuti come Ajdi e da loro prende il nome, per esempio, la città di Ajdovščina che è stata costruita sui resti della romana Castra. Non ci sarebbe quindi da stupirsi se fosse accaduto qualcosa di simile anche con Duecastelli, che venne costruito in un sito già precedentemente abitato e fortificato.
Il drago capace di assumere sembianze umane appare un po’ fuori contesto nella storia. Nella mitologia cristiana il drago simboleggia il male (il Diavolo) e le credenze pagane. La sua menzione quindi potrebbe ulteriormente indicare il passato “miscredente” del luogo.
La fanciulla è probabilmente il personaggio più interessante e potrebbe rappresentare la città stessa. Nella storia viene, infatti, enfatizzato il suo legame con il mare (figlia di un pescatore, nuota con una sirena) il che potrebbe rappresentare una reminiscenza dei tempi nei quali la ricchezza di Duecastelli era legata alla raccolta dei dazi doganali sulla merce che viaggiava per mare. Essa è inoltre contesa da più spasimanti e alla fine muore tragicamente: ciò potrebbe simboleggiare il destino della città di confine, perenne oggetto di contesa, che alla fine finisce in rovina.
Così come il drago, anche la sirena (nel senso “moderno” del termine) è un personaggio minore di difficile interpretazione. Nell’iconografia medievale le sirene simboleggiavano la vanità e la lussuria. Esse erano inoltre senz’anima.


Se seguiamo l’idea che la fanciulla rappresenti la città, il suo legame con il drago e la sirena potrebbe suggerire ciò che fino a poco tempo fa amavano predicare i preti di campagna: le città sono luoghi di perdizione e immoralità che un buon cristiano dovrebbe guardarsi bene dal frequentare.

La leggenda sulla peste

Secondo questa leggenda, Duecastelli scomparve per punizione divina. A salvarsi fu solo la famiglia di un pastorello. Di sera si presentò innanzi a un ragazzo, che faceva la guardia alle pecore, la peste sotto sembianze femminili e gli chiese se poteva portarla in braccio sullo sperone roccioso chiamato “Rupe di Sant Angelo” (Krug Sv. Anđela) nei pressi della città. Il ragazzo si preoccupò di non averne la forza poiché lei era grande e lui invece piccolo. La donna gli assicuro di essere leggera come una piuma e che non ci sarebbero stati problemi. Quando arrivarono in cima allo sperone, lei gli si presento come la peste e gli disse che durante la notte avrebbe ucciso tutti gli abitanti della città e di quindi portare i propri cari fuori dalla città se avesse voluto salvarli. Il ragazzo corse a casa e informò la madre, il fratello e la sorella che presero i loro pochi averi e se ne andarono verso Canfanaro della quale divennero i primi abitanti. Quelli che restarono a Duecastelli morirono tutti e le case abbandonate incominciarono a crollare.



Possibile interpretazione: La leggenda riassume bene la triste fine di Duecastelli. La peste sterminò gli abitanti della città e i pochi sopravvissuti decisero di trasferirsi a Canfanaro. Diversamente da come narra la leggenda, non furono i profughi a fondare questo paese le cui tracce e possibile trovare già in documenti risalenti al XI secolo. Stranamente la storia omette le ragioni per una punizione così severa.

La leggenda sul nome “Rupe di Sant Angelo” (Krug sv. Anđela)

A Duecastelli c’era l'usanza che prevedeva, per una ragazza accusata di non essere più vergine, la dimostrazione della propria innocenza gettandosi da una roccia situata lungo la strada che da Canfanaro conduce verso Duecastelli. Se l’imputata sopravviveva alla caduta, questo provava la sua innocenza, se invece moriva, questo significava indubbiamente che era colpevole. Una volta accadde che l'imputata, dopo essersi gettata dalla rupe per provare la propria innocenza, non atterrò sotto la roccia ma sorvolò il vallone e atterrò sopra le parete rocciosa dall’altra parte della valle (Ladićevi krugi). Poiché i giudici, i consiglieri e tutto il popolo videro volare la vergine come se fosse un angelo, decisero di chiamare la roccia da quel giorno in poi “Rupe di S. Angelo”.



Possibile interpretazione: La spiegazione del nome conferito alla pittoresca rupe e purtroppo assai prosaica. In cima a quella roccia, infatti, a suo tempo sorgeva una chiesetta (o più probabilmente una cappella?) consacrata all’arcangelo Michele (Sveti Mihovil). La chiesa viene menzionata per l’ultima volta nel 1801, quando essa era già in rovina. Che cosa abbia spinto la gente a costruire una chiesetta in un luogo cosi difficilmente accessibile rimane comunque un mistero.
Più interessante è invece la descrizione della prova alla quale venivano sottoposte le accusate che assomiglia molto a un’ordalia (dal latino medievale ordalium che significa "giudizio di Dio"), antica pratica giuridica basata sulla premessa che Dio avrebbe aiutato l'innocente in caso lo fosse davvero. L’accusato quindi risultava innocente se riusciva a completare la prova senza subire danni. Nell'Europa medievale l'ordalia era spesso "del fuoco" o "dell'acqua" ed era nella maggior parte dei casi applicata in caso di accuse di adulterio oppure di stregoneria. Nulla comunque si sa di una prova che contemplasse il salto nel vuoto oppure d’un tipo di esecuzione capitale con simili modalità.
Esiste comunque la concreta possibilità, che la descrizione della prova sia in realtà una reminiscenza alterata della cacia alle streghe che colpi l’Istria nel XVI e nel XVII secolo. Nel fondo del S. Uffizio (ai suoi tempi meglio noto con il nome di Santa inquisizione) dell'Archivio di Stato di Venezia e infatti possibile constatare che nel peridio 1550 – 1667 in Istria si siano svolti ben 16 processi per stregoneria.

La storia della “Corona del Corpo Santo” (Koruna sv. Tila)

Quando Duecastelli fu abbandonata e non ci abitava più nessuno, c'era il pericolo che qualcuno dissacrasse il Corpo Santo conservato nella chiesa di Santa Sofia. Le condizioni furono verificate anche da un inquisitore veneziano, che ordinò il trasferimento del Corpo Santo e dell’olio santo nella nuova chiesa parrocchiale di Canfanaro. Il trasferimento doveva essere effettuato con una solenne processione guidata dal vescovo di Parenzo. Il sacerdote di Canfanaro aveva fretta e organizzò il trasferimento per conto proprio. Il giorno dopo scoppio il caos perché il Corpo Santo era sparito dal tabernacolo. In preda al panico il sacerdote e i suoi canonici andarono a Duecastelli nella speranza di trovare una qualche risposta. Prima di arrivare a Duecastelli in un campo chiamato Corona (con il significato di campo recintato o recinzione) videro brillare qualcosa sotto il sole. Era il Corpo Santo che stavano cercando. Impauriti poiché precedentemente non avevano seguito le istruzioni dell’inquisitore, decisero di chiamare il vescovo di Parenzo che in solenne processione guidò il trasferimento del Corpo Santo a Canfanaro. Il Corpo Santo da allora non è mai più scomparso. La piccola parcella dove fu ritrovata il Corpo Santo si chiama ancora oggi “Corona del Corpo Santo” e si trova sotto le mura di Duecastelli, sul lato destro.

Possibile interpretazione: Forse si tratta di una reminiscenza di eventuali processioni che si svolgevano tra Duecastelli e Canfanaro quando la città era già abbandonata, ma la chiesa di Santa Sofia era ancora in funzione. Il “Corpo Santo” menzionato nella legenda in questo caso e molto probabilmente un’ostia che, secondo la dottrina della Chiesa, durante la celebrazione eucaristica si trasforma nel corpo di Cristo. In occasione del Corpus Domini ("Corpo del Signore"), una delle principali solennità cattoliche, si porta in processione proprio un'ostia consacrata.
Dall’altra parte è anche possibile che si tratti di una reminiscenza del trasferimento degli oggetti di valore, forse persino di qualche reliquia, nella chiesa parrocchiale di Canfanaro dopo l’abbandono di Santa Sofia. Questa tesi troverebbe conferma nel coinvolgimento di personaggi importanti (il vescovo, l’inquisitore). La sparizione del Corpo Santo potrebbe inoltre suggerire che dei furti a Santa Sofia siano affettivamente avvenuti.


Abbastanza stravagante è pure la menzione dell’inquisitore che, insieme al furto/ profanazione del “Corpo Santo”, potrebbe essere anche un richiamo alla - precedentemente menzionata - caccia alle streghe. Secondo le credenze medievali, infatti, durante il sabba le streghe eseguivano vari riti nei quali profanavano ostie e altri oggetti sacri.

La leggenda di Henry Morgan

Narra la storia che il famoso corsaro Henry Morgan combatté a lungo contro gli Spagnoli per conto dell’Inghilterra, ma che a un certo punto cadde in disgrazia presso le autorità inglesi che decisero di catturarlo. Per sfuggire alla cattura, si rifugiò nel Canale di Leme, da dove, insieme al suo equipaggio portò i tesori, accumulati negli anni, a Duecastelli e ivi li seppellirono. In seguito Morgan e i suoi tornarono alle navi e salparono di nuovo verso la Giamaica, lasciando il tesoro a Duecastelli. Secondo un'altra variante, Morgan e i suoi restarono in Istria, dove fondarono un villaggio che ancora oggi porta il suo nome.

Possibile interpretazione: Forse la più bizzarra tra le leggende riguardanti Duecastelli che però allo stesso tempo dimostra che le leggende possono spuntare anche in tempi moderni prendendo spunto da presupposti totalmente assurdi.
Da dove salta fuori quindi il celebre avventuriero a Duecastelli? La sua apparizione si può probabilmente imputare a una serie di strane coincidenze. L’avvio delle ricerche archeologiche sistematiche nella zona di Duecastelli con annessi scavi (Ma che staranno cercando tra quelle rovine? Sicuramente stanno cercando qualche tesoro sepolto…) coincideva proprio con il picco di popolarità dei film d’avventura di serie B di stampo piratesco nei quali ha fatto la propria comparsa persino il Canale di Leme nel ruolo di “fiordo e villaggio vichingo”. Per ulteriore strana coincidenza, nei pressi di Duecastelli, esiste effettivamente un abitato denominato Mrgani (Morgani sulle vecchie mappe).
La già cosi improbabile l’ipotesi di un viaggio di Henry Morgan dalla Giamaica fino in Istria può comunque venire definitivamente cestinata dopo la constatazione che l’abitato di M(o)rgani viene menzionato nei documenti già parecchi anni prima della nascita del celebre corsaro. 
La leggenda è comunque interessante poiché in essa notiamo il riciclo di due motivi che appaiono già nelle leggende più antiche: il tesoro sepolto e l’importante legame tra Duecastelli e il mare. 


In Istria quindi il capitano Morgan lo troverete al massimo in bottiglia.


Fonti:
Nikolina Petrić - Kulturno-povijesno nasljeđe Dvigrada (2015)
Moja putovanja Istrom i šetnja Pulom
Udruga Dvegrajci

Dvigradske legende

V Kanfanaru in v okoliških vaseh krožijo na Dvigrad vezane legende samo še med starejšimi ljudmi, vendar jih ti le neradi delijo z drugimi, saj se bojijo posmeha. To je velika škoda, saj so te zgodbe, ki so se stoletja dolgo prenašale iz roda v rod, sestavni del samo Dvigradu lastnega imaginarija, zato so vredne, da se jih ohranja.
V nadaljevanju navajamo nekaj legend, ki so zanimive predvsem zato, ker lahko, če vsaj v grobem poznamo zgodovino Dvigrada, ugotovimo, da vsaj nekatere prav presenetljivo nazorno opisujejo dogodke, ki so se dejansko zgodili v mestu, ki pa že 400 let ne obstaja več! Seveda teh zgodb ni možno jemati dobesedno, saj se v njih med seboj mešajo dogodki iz različnih časovnih obdobij, veliko pa je tudi povsem fantazijskih vložkov, ki so posledica vraževernosti in krpanja lukenj v zgodovinskem spominu. 


Vsaki legendi smo skušali dodati tudi razlago, zavedajoč se, da je to lahko sila tvegano početje, saj nismo strokovnjaki na tem področju, poleg tega pa nismo niti domačini ampak “forešti”. Teren je torej spolzek, streli v koleno pa zelo verjetni.

Legenda o dvigradskem zakladu

Legenda pravi, da je nekje znotraj dvigradskega obzidja zakopan zaklad. Nekoč so se dobili trije kmetje in ga šli iskat. Izkopali so luknjo in našli kotel poln zlatnikov na katerih je sedelo majhno črno bitje peklenskega izgleda. V zameno za zaklad je bitje zahtevalo od kmetov, da mu predajo svoje duše. Ti niso imeli niti najmanjšega namena pogajati se, zato bitje zagrabili za ušesa in ga hoteli odstraniti. Takrat se je z velikim truščem pred kmeti pojavil sam hudič, ki jih je tako močno oklofutal, da so zleteli vsak na svoj konec Istre.


Možna razlaga: Verjetno najbolj poznana legenda in hkrati mogoče tudi najmanj zanimiva. Tovrstne zgodbe so zelo pogoste, saj verjetno ni zapuščenega gradu na katerega ne bi bila vezana legenda o zakopanem zakladu. Pogosto je tudi to, da te zaklade varujejo kakšna zlobna bitja (zmaji, duhovi umrlih, itd.). V pričujočem primeru je posebnost ta, da zaklad varujeta kar dva peklenščka in da v zameno za zaklad zahtevata dušo najditeljev. Tudi tovrstni “pakti s hudičem” so precej pogosti, čeprav po navadi v drugačnem kontekstu. Mogoče je sovpadanje teh dveh “klišejev” povezano s tem, da je Dvigrad na splošno veljal za prekleto mesto. Zanimiva je tudi uporaba magičnega števila 3 (trije kmetje) v navezavi z obliko Istre (trikotnik).

Legenda o ustanovitvi mesta

Legenda utemeljuje izgradnjo dveh utrdb z medsebojno tekmo med dvema velikanoma (brata dvojčka) in zmajem, ki je živel v Limskem zalivu, za naklonjenost lepe ribičeve hčere. Zmaju je večkrat uspelo ukaniti brata, saj se je po potrebi lahko spremenil v lepega mladeniča. Na koncu sta velikana med seboj sklenila, da bo dekle dobil tisti, ki mu bo uspelo prej sezidati stolp. Velikana sta tako začela graditi stolp vsak na svojem hribu, vendar je na koncu zmagovalec ostal brez nagrade, saj se je dekle ob misli, da bo končalo kot ujetnica v enem izmed stolpov, umrlo od strahu. Njena duša se je preselila v morsko deklico s katero se je pogosto kopala v morju.

Možna razlaga: V preteklosti so izgradnjo zapuščenih naselij in utrdb pogosto pripisovali velikanom, ki so živeli nekoč daleč v preteklosti. V slovenskem prostoru so ti velikani znani pod imenom Ajdi in po njih je npr. poimenovano mesto Ajdovščina, ki je zraslo na ostankih rimske Castre. Torej ne bi bilo ravno presenetljivo, če bi tovrstne zgodbe krožile tudi o Dvigradu, ki je bil zgrajen na mestu, kjer je v preteklosti že stala neka utrdba. 
Zmaj, ki prevzema človeško podobo, v zgodbi deluje nekoliko izven konteksta. V krščanski mitologiji sicer zmaj pooseblja zlo (hudiča) in poganstvo, torej se njegova omemba mogoče dodatno navezuje na “brezbožno” preteklost samega kraja. 
Dekle je verjetno najbolj zanimiv lik in bi lahko predstavljalo samo mesto. V zgodbi se močno poudarja njena vez z morjem (ribičeva hči, kopa se z morsko deklico), kar bi lahko predstavljalo spomin na čase, ko je bilo bogastvo Dvigrada vezano na carinjenje blaga, ki je potovalo po morju. Poleg tega bi lahko to, da je zanjo tekmovalo več snubcev in da je na koncu tragično umrlo, nakazovalo na usodo obmejnega mesta, ki je bilo stalen predmet spora med mejaši in je koncu propadlo.
Tako kot zmaj je tudi morska deklica obroben lik, ki ga ni mogoče enoznačno pojasniti. V srednjeveški ikonografiji predstavljaj nečimrnost in pohoto, poleg tega je pa tudi brez duše.


Če sledimo ideji, da dekle predstavlja mesto, bi njena povezava z zmajem in morsko deklico lahko nakazovala to, kar so še nedolgo nazaj pridigali vaški župniki: Mesta so kraj razvrata in nemorale, ki se jih spodoben kristjan izogiba.

Legenda o kugi

Legenda pravi, da je Dvigrad propadel zaradi božje kazni. Preživeli so samo pastirček in njegova družina. Zvečer je kuga, ki je bila prevzela žensko podobo, prišla do dečka, ki je čuval ovce, in ga prosila, če jo lahko nese na skalni osamelec imenovan “Krug Sv. Anđela” (Pečina Svetega Angela), ki se nahaja v bližini mesta. Dečka je zaskrbelo, da ne bo kos nalogi, saj je bila ženska velika, on pa majhen. Ženska mu je zagotovila, da je lahka kot peresce, in da zato ne bo imel težav. Ko sta prispela na vrh pečine, mu je kuga razkrila svojo pravo identiteto in mu povedala, da bo ponoči pomorila vse prebivalce mesta, zato naj odpelje stran svoje bližnje, če jih želi rešiti. Deček je tekel domov ter povedal mami, bratu in sestri, kaj se bo zgodilo. Družina je zbrala na kup svoje borno imetje in odšla proti današnjemu Kanfanaru, kjer so postali njegovi prvi prebivalci. Vsi ostali prebivalci Dvigrada so umrli, mesto pa se je začelo rušiti samo od sebe.


Možna razlaga: Legenda lepo povzame konec Dvigrada. Mestno prebivalstvo so zdesetkale epidemije, maloštevilni preživeli pa so se preselili v Kanfanar. Prebežniki sicer niso ustanovitelji naselja, kot trdi legenda, saj se Kanfanar omenja že v listinah iz 11. stoletja. Zanimivo, da ni omenjeno, zakaj je Dvigrad zadela tako huda kazen.

Legenda o tem, kako je “Pečina svetega Angela” (Krug sv. Anđela) dobila svoje ime

V Dvigradu je bila včasih navada, da je morala mladenka, ki je bila obtožena, da ni več devica, svojo nedolžnost dokazati s skokom s skalnega osamelca, ki se nahaja ob cesti, ki vodi od Kanfanara proti Dvigradu. Če je obtoženka varno pristala pod skalo, je bilo to dokaz nedolžnost, če pa padca ni preživela, je to bilo nedvomen dokaz krivde. Nekoč se je zgodilo, da obtoženka po skoku ni pristala pod pečino, ampak je poletela na drugo stran doline in pristala vrh skalne stene “Ladićevi krugi”. Ker so sodniki, svetovalci in prisotno ljudstvo videli, da je mladenka poletela ko angel, so se odločili, da bo od tistega dne dalje skala znana kot “Pečina svetega Angela”.

Možna razlaga: Razlaga imena slikovitega skalnega osamelca je v resnici precej prozaična. Na vrhu skale je svojčas namreč stala cerkvica (bolj verjetno kapelica?) posvečena Svetemu Mihovilu, t.j. Nadangelu Mihaelu. V pisnih virih se cerkvica zadnjic omenja leta 1801, ko je bila že v ruševinah. Kaj je gnalo ljudi, da so zgradili cerkvico na tako nedostopnem kraju pa bo najbrž za vedno ostalo nepojasnjeno.
Bolj zanimiv je opis preizkusa, ki so ga morala prestati obtožena dekleta, ki močno spominja na t.i. “božjo sodbo” (ordalijo), ki je bila pogosto sestavni del srednjeveških kazenskih postopkov. Božja sodba temelji na veri, da bo Bog pomagal obtoženemu uspešno prestati preizkus, če je le ta resnično nedolžen. Ordalije so večinoma vključevale “preizkus z vodo” (dober opis najdemo v Visoški kroniki) ali “preizkus z ognjem” in so jih večinoma izvajali v primeru, ko je bil nekdo obtožen prešuštva ali čarovništva. Preizkus s skokom v globino ni bil v rabi, ravno tako to ni znano, da bi to bil način izvrševanja smrtne kazni.


Obstaja precejšnja verjetnost, da gre pri opisu preizkusa za popačen spomin na čarovniško histerijo, ki je zajela Istro v 16. in 17. stoletju. V arhivskem fondu Svetega uficija (ta institucija je bila nekoč bolj znana pod imenom Sveta inkvizicija), ki se nahaja v Državnem arhivu v Benetkah, je namreč za obdobje 1550 – 1667 mogoče najti podatke o kar 16 čarovniških procesih.

Legenda o “Kroni Svetega telesa” (Koruna sv. Tila)

V času, ko je bil Dvigrad že zapuščen in ni v njem prebival več nihče, je obstajala resna nevarnost, da bo kdo lahko oskrunil Sveto telo, ki je bilo shranjeno v cerkvi Svete Sofije. Stanje je prišel preveriti tudi inkvizitor iz Benetk in ukazal, da naj se Sveto telo in sveto olje prenesejo v novo župno cerkev v Kanfanaru. Prenos naj bi se zgodil s svečano procesijo, ki bi jo vodil poreški škof, vendar je bil kanfanarski župnik neučakan in je prenos organiziral na lastno pest. Naslednji dan je v mestu zavladala panika, saj je Sveto telo čez noč izginilo iz tabernaklja. Prestrašeni župnik se je s svojimi kanoniki odpravil proti Dvigradu v upanju, da bo tam našel kakšen odgovor. Malo pred Dvigradom so na polju imenovanem Krona (v pomenu ograjeno polje ali ograda) zagledali nekaj, kar se je bleščalo. Bilo je izginulo Sveto telo! Zaskrbljeni, ker se prej niso držali navodil inkvizitorja, so poklicali poreškega škofa, da je ta nato na čelu svečane povorke prenesel Sveto telo v Kanfanar od koder ni nikoli več izginilo. Parcela, kjer je bilo najdeno Sveto telo, se nahaja pod dvigradskim obzidjem na desni strani in je se danes znana pod imenom “Krona Svetega telesa”.

Možna razlaga: Mogoče gre za spomin na morebitne procesije, ki so potekale med Dvigradom in Kanfanarjem, v času ko Dvigrada ni bilo več, cerkev sv. Sofije pa je bila se vedno v funkciji. “Sveto telo”, ki ga omenja legenda, je v tem primeru najverjetneje hostija, ki se po katoliški doktrini med posvetilnim obredom spremeni v resnično Jezusovo telo. Na čaščenje posvečene hostije je vezan tudi katoliški praznik Sveto rešnje telo (tudi Telôvo), ki je tradicionalno povezan s slovesno telôvsko procesijo. 
Po drugi strani, pa je tudi možno, da gre za spomin na prenos vrednejših predmetov, mogoče celo kakšne relikvije, v župno cerkev v Kanfanarju v času, ko je bila Sv. Sofija opuščena. Temu v prid bi govorila omemba pomembnih oseb (škof, inkvizitor), ki naj bi sodelovale pri prenosu Svetega telesa. Mogoče izginotje Svetega telesa namiguje tudi na to, da so bili iz Svete Sofije tudi dejansko odtujeni kakšni predmeti ali da je do kraje prišlo med samim prenosom.


Precej nenavadna je tudi omemba inkvizitorja, kar bi lahko v povezavi s krajo/skrunjenjem Svetega telesa zopet namigovalo na prej omenjene čarovniške procese. Po srednjeveških verovanjih naj bi namreč čarovniški shodi (sabat) vključevali skrunjenje hostij in drugih svetih predmetov.

Legenda o Henryju Morganu

Zgodba pravi, da se je znani gusar Henry Morgan, ki se je dolgo boril proti Špancem v imenu Anglije, v določenem trenutku zameril angleškim oblastem, ki so ga zato začele preganjati. Da bi se izognil prijetju, se je s zatekel v Limski zaliv. Od tod je s pomočjo svoje zveste posadke odnesel tekom let naropano bogastvo proti Dvigradu, kjer so vse skupaj zakopali. Kasneje so se Morgan in njegovi možje vrnili k ladjam zasidranim v zalivu in odplul nazaj proti Jamajki. Po drugi verziji so Morgan in njegovi ostali v Istri, kjer so ustanovili naselje, ki še dandanes nosi gusarjevo ime.

Možna razlaga: Mogoče najbolj bizarna dvigradska legenda, ki pa dokazuje, da v modernih časih legende se vedno lahko nastajajo in to na včasih resnično absurdnih osnovah.
Od kod se je torej vzel slavni morski razbojnik v Dvigradu? Najbrž gre vzrok temu iskati v seriji nenavadnih naključij. Začetek sistematičnih arheoloških raziskav v Dvigradu in z njimi povezanimi izkopavanj (Le kaj iščejo med tistimi razvalinami? Gotovo iščejo kakšen zakopan zaklad…) je namreč po čudnem naključju sovpadel ravno z vrhuncem popularnost pustolovskih gusarskih filmov B produkcije v katerih se je pojavil tudi sam Limski zaliv, ki je igral vlogo kulise za snemanje vikinške podzvrsti gusarskega filmskega pofla. Poleg tega se po čudnem naključju v bližini Dvigrada dejansko nahaja naselje z imenom Mrgani (na starih zemljevidih Morgani).
Kakorkoli že, že tako neverjetno zgodbo dokončno ovrže že podatek, da se naselje M(o)rgani v starih dokumentih omenja že precej pred rojstvom slavnega gusarja. Je pa zgodba vseeno na svoj način zanimiva, ker v njej vidimo reciklažo dveh motivov iz starejših legend: zakopani zaklad in povezavo Dvigrada z morjem.


V Istri je kapitana Morgana torej moč najti kvečjemu v steklenici.


Viri:
Nikolina Petrić - Kulturno-povijesno nasljeđe Dvigrada (2015)
Moja putovanja Istrom i šetnja Pulom
Udruga Dvegrajci