ponedeljek, 11. december 2017

četrtek, 23. november 2017

Il ciglione carsico come visto nel 1535 da Franco Cappi

L'archivio di stato di Venezia conserva una interessante mappa del ciglione carsico, risalente al 1535 (ASV. DRI, f. 19/1). Anche se il disegno non segue le regole della cartografia moderna e la prospettiva risulta parecchio approssimativa, esso rappresenta, nonostante ciò, un documento estremamente prezioso poiché mostra la distribuzione degli abitati, la posizione di chiese e fortificazioni ormai scomparse, i tracciati delle antiche vie di comunicazione e la posizione del confine tra l'Austria e la Repubblica di Venezia all'inizio del XVI secolo. La carta è interessante anche dal punto di vista naturalistico: l’'autore infatti dedica molta attenzione ai fenomeni naturali caratteristici delle zone carsiche.



Segmento 1 - Klanec
Sul disegno si può notare la vecchia dogana di Klanec (B), che viene menzionata nei documenti ufficiali già nel XIV secolo. Ai tempi di Cappi la dogana aveva sede in una torre, stabilmente presidiata, posta sul ciglio della strada principale cosicché i traffici in transito non avessero la possibilità di evitarla.

B – Torre di Clanaz, muda posta sopra la strada maistra ove li cavali che vengono d'Alemagna sono astreti di pasar et vista continue guardie.

La dogana fu successivamente ampliata e divenne persino la sede di una famiglia nobile locale. In un disegno di Valvasor risalente a circa 150 anni dopo la mappa di Cappi si può vedere che la dogana nel tempo assunse la forma di un vero e proprio piccolo castello. 


Lo stabile fu abbandonato a meta del XVIII secolo. Oggi non ne rimane nessuna traccia.


Segmento 2 – Kastelec e castello di San Servolo
La mappa di Cappi contiene anche indicazioni sui cambiamenti idrogeologici avvenuti nell'area del ciglione carsico nei ultimi 500 anni. L'autore cosi documenta che nelle vicinanze di Kastelec (Castelaz) un tempo sgorgava un torrente che poi formava un lago (A).

A - Fontana d'aqua viva che scaturisse da un monte austriaco et forma un lago sul confin di Gabroviza di gran comodo ali abitanti circonvicini.

Al giorno d'oggi in quella zona non ci sono né acque correnti in superficie degne di nota né tanto meno vi e presente qualcosa che assomigli ad un lago. Tenendo conto della distanza dai centri abitati e la configurazione del terreno ipotizziamo che il lago si trovasse nella Kastelska vala e che il torrente sgorgasse sotto il monte Kras. Questa ipotesi viene ulteriormente avvalorata dalla tradizione orale. Come abbiamo già riportato in questo blog a Ospo si racconta di un lago che si forma nella vallata sotto Kastelc e di acqua che trabocca riversandosi in un canalone tra la Mišja Peč e Gabrovizza.


Segmento 3 – Osp
L'autore dedica molta attenzione a Osp e alla zona circostante. Descrive la grotta fortificata che sorge sopra il paese (C) nella quale si rifugiavano gli abitanti in tempo di guerra e l'effimero Rio Ospo (D) che sgorgava dalla grotta e durante il suo corso verso il mare passava attraverso le saline di Muggia, delle quali oggi rimane solamente il ricordo.

C – Grota d'Ospo nela quale al'ocorenze di guera li abitanti circonvicini si sono in gran numero salvati per esser per se stessa forte.
D – Fiume seccha che scaturisse di deta grotta et pasando per mez le saline di Muia sboca in mare.

Anche questo segmento di mappa ci porta a constatare gli avvenuti mutamenti del quadro idrogeologico nell'area del ciglione carsico. Nei pressi di Tinjan (Antignan) la mappa infatti segnala la presenza di una sorgente indicata con il termine "aqua viva", il che ci fa supporre che si trattasse di un corso d'acqua stabile di notevoli dimensioni. Oggi in quella zona non vi è presente nessun corso d'acqua degno di nota. Tenendo in conto la distanza dal paese e la configurazione del terreno tendiamo a supporre che si trattasse di quello che è oggi noto con il nome di Globoki potok o in alternativa del Tinjanski potok.

Sulla mappa è segnato in modo molto marcato anche il paese di Rožar (Rosarol-Rosario), che era a quei tempi solidamente fortificato e faceva parte della serie di fortini destinati al presidio del confine tra Austria e Repubblica di Venezia. Il fortilizio eretto intorno alla chiesa del paese serviva anche come tabor durante le incursioni turche.

Come curiosità segnaliamo che la mappa non riporta la presenza del piccolo abitato di Zased (Xaxid) tra Prebeneg (Prebenico) e Osp (da non confondere con il quasi omonimo Zazid/Sasseto nell'alta valle del Risano). Di Zased abbiamo già parlato in altre occasioni. Interessante notare è che nel punto dove la carta, risalente al XVII secolo, mostra la sua posizione in prossimità del confine, questa mappa di circa 100 anni più vecchia indica solo la presenza di una chiesa, senza indicazione del nome, che perciò ipotizziamo allora già abbandonata.


Segmento 4 – Intorno a Črni Kal 
Cappi non omette di menzionare anche altri tipici fenomeni carsici. Cosi ci spiega che nei pressi della chiesa dedicata a Santa Maria delle nevi, vicino a Černotiče (Cernotich), eretta nel bel mezzo di uno dei castellieri meglio conservati dell'Istria slovena, il confine passa di fianco a una grotta (E) e a una foiba (F). 

E – Grota con ferro di cavalo che forma confin
F – Foiba cernaiana che forma confin 

Il commento riguardante la grotta è decisamente particolare e non appare chiaro se si tratti del nome della grotta stessa o se il ferro di cavallo menzionato fosse reale e servisse a contraddistinguere/marcare una grotta. Inoltre non si può capire di quale grotta (e foiba) si tratti poiché in quella zona ne sono state evidenziate un gran numero. Per una strana coincidenza, tra le grotte censite, esiste anche una denominata Jama podkovnjakov (Grotta dei ferri di cavallo), che però presumibilmente deve il suo nome ai pipistrelli, cioè al ferro di cavallo minore (Rhinolophus hipposideros) e/o al ferro di cavallo maggiore (Rhinolophus ferrumequinum).

L'autore infine segnala anche la presenza di un ulteriore fenomeno carsico – un fiume che scompare nel sottosuolo, che a suo tempo sgorgava sotto il paese di Črni Kal (Cernikal – San Sergio) e scompariva nei pressi della oggi distrutta chiesa di Santa Cecilia vicino a Loka (Lonche). Al giorno d'oggi in quella zona a parte pochi torrenti che si riempiono di acqua in caso di abbondanti precipitazioni, non esistono corsi d'acqua superficiali: ciò rappresenta un'ulteriore prova dei mutamenti idrogeologici di quel territorio nel corso dei secoli.

La mappa mette inoltre in bella evidenza il castelletto sopra Črni Kal e riporta anche la presenza di un fortilizio che, a suo tempo, sovrastava il paese di Loka. Si trattava di una torre fortificata simile a quella di Podpeč e che come Rožar faceva parte della serie di fortificazioni di frontiera, ormai quasi del tutto dimenticate. I suoi resti erano ancora ben visibili alla fine del XIX secolo, mentre al giorno d'oggi l'unica cosa che rimane di lei è un toponimo – Za gradom (Dietro il castello).


Fonti:
Darko Darovec (ed.), Stari krajepisi Istre, Koper, 1999, p. 99
Igor Sapač, Gradovi, utrdbe, dvorci, vile v Slovenskem primorju in v bližnji soseščini, 2014
Igor Sapač, Grajske stavbe v zahodni Sloveniji. Kras in Primorje, 2011

Kraški rob, kot ga je videl Franco Cappi leta 1535

Državni arhiv v Benetkah hrani zanimiv zemljevid Kraškega roba iz leta 1535 (ASV. DRI, f. 19/1). Kljub temu, da le-ta ne sledi modernim kartografskim pravilom in da je perspektiva precej popačena, gre za dragocen dokument, ki prikazuje poselitev območja v tistem obdobju, lego danes izginulih cerkva in utrdb, potek starih cest ter potek meje med Avstrijo in Beneško republiko. Zemljevid je zanimiv tudi zato, ker avtor posveča veliko pozornost nevsakdanjim naravnim pojavom.



Segment 1 - Klanec
Na risbi lahko na primer vidimo staro mitnico v Klancu (B), ki se v pisnih virih prvič omenja že v 15. stoletju. V Cappijevem času je bil to stalno zastražen stolp tik ob glavni cesti, ki se mu ni bilo mogoče izogniti. 

B – Stolp v Klancu, mitnica katera nad glavno cesto stoji in koder mimo konji kateri z Nemškega prihajajo iti so prisiljeni vpričo stalne straže.

Kasneje so objekt razširili, saj se vanj vselila lokalna plemiška družina. Približno 150 let mlajša Valvazorjeva skica tako mitnico upodablja kot majhen grad. 


Mitnica je bila opuščena sredi 18. stoletja, danes pa ni o njej ostala nobena sled.


Segment 2 – Kastelec in Grad Socerb
Cappijev zemljevid tudi nakazuje, da je v zadnjih 500 letih na Kraškem robu verjetno prišlo do precejšnjih hidrogeoloških sprememb. Avtor je tako zabeležil, da je v bližini Kastelca (Castelaz) izpod hriba izviral potok, ki je nato tvoril jezero (A).

A – Vir žive vode, katera iz avstrijskega hriba izvira inu na meji pri Gabrovici jezero dela, katero bližnjemu življu jako v prid je.

Danes ni tistem območju nobenega omembe vrednega stalnega vodnega vira, kaj šele, da bi tam bilo kakšno jezero. Glede na razdaljo od naselij in konfiguracijo terena domnevamo, da je jezero najverjetneje ležalo na območju Kastelske vale in da je potok izviral izpod hriba Kras. To hipotezo potrjuje tudi ustno izročilo. Kot smo namreč že pisali v tem blogu, v Ospu pripovedujejo, da včasih v bližini Kastelca nastane jezero. Ko se jezero napolni do vrha, se začne voda prelivati in dreti po žlebu med Mišjo pečjo in Gabrovico.


Segment 3 - Osp
Avtor namenja veliko pozornosti Ospu in okolici. Opiše utrjeno Osapsko jamo (C), kamor so se zatekali domačini v primeru vojne, in presihajočo Osapsko reko (D), ki izvira iz Osapske jame in se pri že davno opuščenih solinah v bližini Milj izliva v morje.

C – Jako trdna Osapska jama v katero se je ob priliki vojne bližnji živelj zatekal inu je tako mnogoštevilna življenja otela.
D – Suha reka katera iz jame izvira inu po sredi miljskih solin v morje se izteče.

Tudi ta del zemljevida nakazuje na spremembe v hidrogeološki situaciji na območju Kraškega roba. V bližini Tinjana (Antignan) je vrisan močan izvir za katerega bi glede na oznako "aqua viva" (t.j. živa voda) lahko upravičeno domnevali, da ni bil presihajoč. Danes ni na tem področju nobene omembe vredne površinske tekoče vode. Glede na razdaljo od vasi in konfiguracijo terena lahko ugibamo, da bi lahko šlo ali za Globoki potok ali pa za Tinjanski potok.

Na zemljevidu je markantno upodobljena tudi vasica Rožar (Rosarol), ki je bila takrat močno utrjena in je sodila v sklop utrdb ob beneško-avstrijski meji. Srednjeveška vaška utrdba okoli cerkve sv. Jurija je služila tudi kot protiturški tabor.

Kot zanimivost naj omenimo, da zemljevid med Prebenegom in Ospom ne beleži prisotnosti vasi Zased (ob reki Rižani se nahaja vas s podobnim imenom, t.j. Zazid), ki smo jo v preteklosti na tem blogu že obravnavali. Je pa na risbi tik ob meji in na približnem mestu, kjer zemljevid iz 17. pravi, da je tam nekoč stala vas, nakazana cerkvica, ki pa je brez imena, kar bi lahko nakazovalo na to, da je zapuščena.


Segment 4 – Okolica Črnega Kala
Cappi ne pozabi opozoriti tudi na značilne kraške pojave. Tako na primer zabeleži, da v bližini cerkve Marije Snežne, ki sicer stoji znotraj enega najbolje ohranjenih gradišč v Slovenski Istri, meja med Avstrijo in Beneško republiko poteka v neposredni bližini jame (E) in brezna (F).

E – Jama s podkvijo, katera tvori mejo
F – Černotiško brezno, katera tvori mejo

Opomba glede jame je precej nenavadna in ni jasno če gre za ime jame ali pa je bila jama na kakšen način označena s podkvijo. Tudi ni povsem jasno za katero jamo točno gre, saj jih je na tistem koncu evidentiranih kar lepo število. Glede na ime bi lahko ugibali, da gre za Jamo podkovnjakov, ki pa je najverjetneje dobila ime po netopirjih, t.j. po malem podkovnjaku (Rhinolophus hipposideros) in/ali velikem podkovnjaku (Rhinolophus ferrumequinum).

Avtor je zabeležil prisotnost še enega značilnega kraškega pojava – reke ponikalnice, ki je nekoč izvirala nekje pod Črnim Kalom (Cernikal) in ponikala v bližini danes izginule cerkve svete Cecilije pri Loki (Lonch). Danes na tem območju razen hudourniških potočkov, ki se napolnijo z vodo le v času večjih deževij, ni površinskih tekočih voda. To je dodaten dokaz, da so se od nastanka zemljevida hidrogeološke razmere na obravnavanem področju precej spremenile.

Na zemljevidu je upodobljena tudi utrdba, ki je nekoč stala nad vasjo Loka. Šlo je za obrambni stolp podoben podpeškemu, ki je sodil v sklop utrdb ob beneško - avstrijski meji. Konec 19. stoletja so bile razvaline še vidne, danes pa na njegovo prisotnost spominja samo še toponim Za gradom.


Viri:
Darko Darovec (ur.), Stari krajepisi Istre, Koper, 1999, str. 99
Igor Sapač, Gradovi, utrdbe, dvorci, vile v Slovenskem primorju in v bližnji soseščini, 2014
Igor Sapač, Grajske stavbe v zahodni Sloveniji. Kras in Primorje, 2011

torek, 17. oktober 2017

Suhozidje od gradišč do današnjih dni


Suhozidje od gradišč do današnjih dni, predava dal Prof. Paolo Paronuzzi. Predavanje bo potekalo v  Museo di Storia Naturale di Trieste, via Tominz 4.

Več podrobnosti na naslovu: http://www.museostorianaturaletrieste.it/il-paesaggio-che-vive-living-landscape-18-ottobre-17-dicembre-2017/

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Večer je bil zelo zanimiv, saj je družbeno/arheo/geološko problematiko predstavil izkušen geo-arheolog, ki ima za seboj 40-letno raziskovanje gradišč na Primorskem in v Istri. Škoda le, da je bila publika maloštevilna.  

Costruire a secco dai castellieri ai giorni nostri


Costruire a secco dai castellieri ai giorni nostri, conferenza tenuta dal Prof. Paolo Paronuzzi presso il Museo di Storia Naturale di Trieste in via Tominz 4.

Vedi locandina su: http://www.museostorianaturaletrieste.it/il-paesaggio-che-vive-living-landscape-18-ottobre-17-dicembre-2017/


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Serata interessantissima. Considerazioni scientifiche socio/archeo/geologiche esposte da un geo-archeologo di lunga esperienza, 40 anni di studio sui castellieri. Peccato per la poca affluenza di pubblico. 


petek, 13. oktober 2017

Alto bacino della Rosandra, antichi percorsi, guadi, insediamenti e fortificazioni



Presentazione sulle ultime ricerche e scoperte di LIMES ed altri suoi collaboratori, finalizzate allo sviluppo e alla tutela del parco naturale di Beka, nell'alto bacino della Rosandra.

četrtek, 12. oktober 2017

Velika sodobna dela, ki bodo nekoč postala del "Velike Zgodovine"

Privlačijo nas starodavne stvari, ostanki antičnih civilizacij, a tudi veliki sodobni podvigi imajo ogromen čar in bodo nekega dne našli mesto v zgodovinskih knjigah. 

Če ob mraku dvignemo pogled proti nebu, lahko opazimo konstantno svetlo piko, ki se giblje od jugozahoda proti severovzhodu in nato nenadoma izgine. To je mednarodna vesoljska postaja (ISS). Spodnja povezava prikazuje trenutke prehoda ISS čez obzorje. Z močnim daljnogledom ali še bolje, s teleskopom, lahko vidimo tudi obliko ISS.

http://www.isstracker.com/ 


Grandi opere di adesso che un giorno diventeranno "La grande Storia"

Ci attirano cose antiche, segni di civiltà antiche, ma resta anche l'enorme fascino delle grandi opere contemporanee (che un giorno diventeranno a loro volta storia). 

Volgiamo lo sguardo al cielo all'imbrunire e scorgiamo un puntino luminoso costante che si muove da sud ovest a nordest dove d'un tratto scompare. E' la stazione spaziale internazionale ISS. Al link qui sotto troviamo le ore di passaggio. Con un forte binocolo o meglio telescopio riusciamo anche a vederne la forma.


nedelja, 8. oktober 2017

Allagamenti nella vallata di Becca-Ocizla

La tradizione orale racconta che in occasione di massicce piovosità e occlusione dei inghiottitoi di Beka-Ocizla, l'acqua traboccava nei pressi di "na Mazarjih" nella conca del Grižnik e scorreva giù fino a Bottazzo. Indizio probabile di ciò è l'esagerata erosione dell'antica via sul fondo del Grižnik che saliva da Bottazzo verso Becca. 

Anche a Ospo raccontano di acqua che si riversava in un canalone tra la Mišja Peč e Gabrovizza e questa traboccava dalla vallata davanti a Kastelec.




Poplave v beško-ocizeljski dolini

Ustno izročilo pravi, da lahko ob velikih deževjih pride do zamašitve požiralnikov v okolici Ocizle in Beke. Ko se tako nastalo "jezero" enkrat napolni do vrha, se začne "pri Mazarjih" presežek vode prelivati v potok Grižnik, ki teče naprej proti Botaču. Da je v teh govoricah nekaj resnice, bi lahko nakazovala izrazita erozija starodavne poti iz Botača v Beko, ki poteka ob strugi Grižnika. 

Tudi v Ospu pripovedujejo, da včasih pri Kastelcu nastane jezero. Ko se jezero napolni do vrha, se začne voda prelivati in dreti po žlebu med Mišjo pečjo in Gabrovico. 




sreda, 4. oktober 2017

LIMES alle Giornate Europee del Patrimonio

Nel ambito delle Giornate Europee del Patrimonio l'associazione LIMES - archeologia del territorio ha organizzato una presentazione sull'antica viabilità, guadi e fortificazioni dell'alta val Rosandra. 


Tadeja Babič ha presentato gli aspetti geomorfologici dell'alta valle del Rosandra.


Mario Crevato ha illustrato l'antica viabilità ed i guadi.


La prof. Katja Hrobat Virloget ha spiegato l'importante rapporto tra tradizione orale e ricerca storico-archeologica.


Alja Margon ha dimostrato la continuità di insediamento, anche fortificato, in diverse zone della valle.


LIMES ringrazia la KS di Klanec per l'ospitalità, la prof. Hrobat Virloget e Tadeja Babič per la loro disponibilità, il comune di Hrpelje-Kozina, il gentile pubblico e quanti hanno contribuito alla riuscita dell'iniziativa. 

LIMES na Dnevih evropske kulturne dediščine (DEKD)

V okviru DEKD je društvo LIMES - arheologija prostora organiziralo predavanje o starih poteh, brodiščih in utrdbah ob zgornjem toku reke Glinščice. 


Tadeja Babič je orisala glavne geomorfološke značilnosti zgornjega dela doline Glinščice.


Mario Crevato je govoril o starih prometnih poteh po dolini in o brodiščih.


Prof. Katja Hrobat Virloget opozorila na pomen upoštevanja lokalnega ustnega izročila pri izvajanju zgodovinskih in arheoloških raziskav.


Alja Margon je predstavila utrdbe in gradove v dolini v različnih časovnih obdobjih.


Društvo LIMES se iskreno zahvaljuje KS Klanec, ki nas je prijazno gostila v svojem vaškem domu, profesorici Hrobat Virloget in Tadeji Babič za njun strokovni prispevek, občini Hrpelje-Kozina, prisotnim poslušalcem in vsem ostalim, ki so prispevali k uspešni izvedbi projekta.

torek, 26. september 2017

Ciclo di conferenze "Riscopriamo i castellieri"

Lunedì 16 Ottobre 2017 alle ore 15:30 presso il liceo G. Oberdan a Trieste, Via Paolo Veronese 1, riparte nuovamente il ciclo di corsi/conferenze a ingresso libero "Riscopriamo i castellieri" nell'organizzazione di Università delle libere età-Auser. 


La materia di studio è storia dei castellieri, storia delle ricerche, interpretazione delle tracce visibili nei siti di castellieri e alcune visite/gite sui siti di castellieri (e non solo). 


Conduce il corso il prof. Paolo Paronuzzi dell'università di Udine.

Ciklus predavanj "Ponovno odkrijmo gradišča"

V prostorih liceja G. Oberdan (Via Paolo Veronese 1, Trst) bo v ponedeljek 16. oktobra ob 15:30 potekalo prvo srečanje v okviru ciklusa brezplačnih predavanj z naslovom "Ponovno odkrijmo gradišča". Predavanja organizira "Università delle libere età-Auser". 


Med predavanji bo poleg zgodovine samih gradišč predstavljena tudi zgodovina arheoloških raziskav in interpretacija ostankov gradišč na terenu. Organizirani bodo tudi izleti med katerimi bodo tečajniki obiskali nekatera gradišča in tudi druge zanimive kraje. 


Predavanja bo vodil prof. Paolo Paronuzzi z Univerze v Vidmu in bodo potekala v italijanskem jeziku.

nedelja, 20. avgust 2017

Le leggende di Duecastelli

Sia a Canfanaro sia nei villaggi circostanti, le vecchie leggende legate a Duecastelli circolano perlopiù tra gli anziani che sono però restii a raccontarle, soprattutto per timore d’essere derisi. Grosso problema, poiché queste storie tramandate da secoli fanno parte integrante dell’immaginario proprio di Duecastelli e quindi vale la pena di ricordarle e metterle per iscritto.
Le leggende riportate in seguito sono interessanti principalmente poiché, se uno conosce almeno a grandi linee il passato della città, è possibile trovare in esse descrizioni straordinariamente dettagliate di episodi realmente accaduti in una città che non esiste più da 400 anni! Ovviamente non possono essere prese alla lettera poiché mescolano tra di loro episodi accaduti in diverse epoche e contengono anche inserti interamente di fantasia, nati dalla superstizione popolare e dalla necessità di colmare le lacune nella memoria storica.


A ogni leggenda abbiamo provato ad aggiungere una possibile interpretazione, pur rendendoci conto dei “pericoli” di tale opera poiché non siamo degli esperti in questo settore e perlopiù siamo pure “forestieri”. I risultati quindi non hanno la pretesa di valore scientifico, ma rappresentano un primo tentativo di valorizzazione delle fonti orali.

La leggenda del tesoro di Duecastelli

Narra la leggenda che dentro le mura di Duecastelli sia sepolto un tesoro. Una volta, davanti alla città si incontrarono tre contadini decisi a trovarlo. Scavando, trovarono un pentolone pieno di monete d'oro sulle quali però sedeva un esserino nero dall’aspetto demoniaco che, in cambio del tesoro, chiedeva loro le anime. I contadini, che non erano in vena di negoziazioni, presero l'esserino per le orecchie per tirarlo da parte. In quel momento, con gran boato, apparve il diavolo in persona che colpì i contadini in maniera così forte da scaraventarli ai tre angoli dell'Istria.


Possibile interpretazione: Probabilmente la leggenda più nota, ma forse anche quella meno interessante. Storie di questo tipo sono, infatti, molto comuni, al punto che risulta addirittura difficile trovare un castello, abbandonato o meno, al quale non sia legata una qualche leggenda riguardante un tesoro nascosto. Questi tesori sono inoltre comunemente protetti da esseri demoniaci come draghi, fantasmi, ecc. Nel caso in questione c’è la peculiarità di avere a che fare con ben due esseri demoniaci e che, per prendere il tesoro, ci sia bisogno di rinunciare all’anima. Anche i “patti col diavolo” sono molto comuni, sebbene normalmente in contesti diversi. La combinazione di questi due “cliché” in una storia è forse dovuta alla nefasta fama di Duecastelli. D’interessante c’è anche l’utilizzo del numero magico 3 (tre contadini) e la sua estrapolazione alla forma dell’Istria (triangolo).


La leggenda della fondazione della città

Questa leggenda interpreta la costruzione di due forti con una gara tra due giganti, fratelli gemelli, e il drago del Canale di Leme, per conquistare la bella figlia di un pescatore. Il drago aveva il potere di trasformarsi in un bel giovane, e riusciva spesso a ingannare i due giganti. In fine i giganti decisero tra di loro che ad avere la fanciulla sarebbe stato quello che sarebbe riuscito per primo a costruire una torre. I due fratelli quindi incominciarono a costruire una torre ognuno sulla propria collina. La fanciulla non l’ebbe nessuno dei due poiché, spaventata dalla possibilità di finire prigioniera in una delle due torri, la poveretta spirò e la sua anima passò nella sirena con la quale spesso nuotava.

Possibile interpretazione: In passato era abbastanza comune considerare gli abitati e i fortilizi abbandonati opera di giganti vissuti in tempi lontani. In territorio sloveno questi giganti sono conosciuti come Ajdi e da loro prende il nome, per esempio, la città di Ajdovščina che è stata costruita sui resti della romana Castra. Non ci sarebbe quindi da stupirsi se fosse accaduto qualcosa di simile anche con Duecastelli, che venne costruito in un sito già precedentemente abitato e fortificato.
Il drago capace di assumere sembianze umane appare un po’ fuori contesto nella storia. Nella mitologia cristiana il drago simboleggia il male (il Diavolo) e le credenze pagane. La sua menzione quindi potrebbe ulteriormente indicare il passato “miscredente” del luogo.
La fanciulla è probabilmente il personaggio più interessante e potrebbe rappresentare la città stessa. Nella storia viene, infatti, enfatizzato il suo legame con il mare (figlia di un pescatore, nuota con una sirena) il che potrebbe rappresentare una reminiscenza dei tempi nei quali la ricchezza di Duecastelli era legata alla raccolta dei dazi doganali sulla merce che viaggiava per mare. Essa è inoltre contesa da più spasimanti e alla fine muore tragicamente: ciò potrebbe simboleggiare il destino della città di confine, perenne oggetto di contesa, che alla fine finisce in rovina.
Così come il drago, anche la sirena (nel senso “moderno” del termine) è un personaggio minore di difficile interpretazione. Nell’iconografia medievale le sirene simboleggiavano la vanità e la lussuria. Esse erano inoltre senz’anima.


Se seguiamo l’idea che la fanciulla rappresenti la città, il suo legame con il drago e la sirena potrebbe suggerire ciò che fino a poco tempo fa amavano predicare i preti di campagna: le città sono luoghi di perdizione e immoralità che un buon cristiano dovrebbe guardarsi bene dal frequentare.

La leggenda sulla peste

Secondo questa leggenda, Duecastelli scomparve per punizione divina. A salvarsi fu solo la famiglia di un pastorello. Di sera si presentò innanzi a un ragazzo, che faceva la guardia alle pecore, la peste sotto sembianze femminili e gli chiese se poteva portarla in braccio sullo sperone roccioso chiamato “Rupe di Sant Angelo” (Krug Sv. Anđela) nei pressi della città. Il ragazzo si preoccupò di non averne la forza poiché lei era grande e lui invece piccolo. La donna gli assicuro di essere leggera come una piuma e che non ci sarebbero stati problemi. Quando arrivarono in cima allo sperone, lei gli si presento come la peste e gli disse che durante la notte avrebbe ucciso tutti gli abitanti della città e di quindi portare i propri cari fuori dalla città se avesse voluto salvarli. Il ragazzo corse a casa e informò la madre, il fratello e la sorella che presero i loro pochi averi e se ne andarono verso Canfanaro della quale divennero i primi abitanti. Quelli che restarono a Duecastelli morirono tutti e le case abbandonate incominciarono a crollare.



Possibile interpretazione: La leggenda riassume bene la triste fine di Duecastelli. La peste sterminò gli abitanti della città e i pochi sopravvissuti decisero di trasferirsi a Canfanaro. Diversamente da come narra la leggenda, non furono i profughi a fondare questo paese le cui tracce e possibile trovare già in documenti risalenti al XI secolo. Stranamente la storia omette le ragioni per una punizione così severa.

La leggenda sul nome “Rupe di Sant Angelo” (Krug sv. Anđela)

A Duecastelli c’era l'usanza che prevedeva, per una ragazza accusata di non essere più vergine, la dimostrazione della propria innocenza gettandosi da una roccia situata lungo la strada che da Canfanaro conduce verso Duecastelli. Se l’imputata sopravviveva alla caduta, questo provava la sua innocenza, se invece moriva, questo significava indubbiamente che era colpevole. Una volta accadde che l'imputata, dopo essersi gettata dalla rupe per provare la propria innocenza, non atterrò sotto la roccia ma sorvolò il vallone e atterrò sopra le parete rocciosa dall’altra parte della valle (Ladićevi krugi). Poiché i giudici, i consiglieri e tutto il popolo videro volare la vergine come se fosse un angelo, decisero di chiamare la roccia da quel giorno in poi “Rupe di S. Angelo”.



Possibile interpretazione: La spiegazione del nome conferito alla pittoresca rupe e purtroppo assai prosaica. In cima a quella roccia, infatti, a suo tempo sorgeva una chiesetta (o più probabilmente una cappella?) consacrata all’arcangelo Michele (Sveti Mihovil). La chiesa viene menzionata per l’ultima volta nel 1801, quando essa era già in rovina. Che cosa abbia spinto la gente a costruire una chiesetta in un luogo cosi difficilmente accessibile rimane comunque un mistero.
Più interessante è invece la descrizione della prova alla quale venivano sottoposte le accusate che assomiglia molto a un’ordalia (dal latino medievale ordalium che significa "giudizio di Dio"), antica pratica giuridica basata sulla premessa che Dio avrebbe aiutato l'innocente in caso lo fosse davvero. L’accusato quindi risultava innocente se riusciva a completare la prova senza subire danni. Nell'Europa medievale l'ordalia era spesso "del fuoco" o "dell'acqua" ed era nella maggior parte dei casi applicata in caso di accuse di adulterio oppure di stregoneria. Nulla comunque si sa di una prova che contemplasse il salto nel vuoto oppure d’un tipo di esecuzione capitale con simili modalità.
Esiste comunque la concreta possibilità, che la descrizione della prova sia in realtà una reminiscenza alterata della cacia alle streghe che colpi l’Istria nel XVI e nel XVII secolo. Nel fondo del S. Uffizio (ai suoi tempi meglio noto con il nome di Santa inquisizione) dell'Archivio di Stato di Venezia e infatti possibile constatare che nel peridio 1550 – 1667 in Istria si siano svolti ben 16 processi per stregoneria.

La storia della “Corona del Corpo Santo” (Koruna sv. Tila)

Quando Duecastelli fu abbandonata e non ci abitava più nessuno, c'era il pericolo che qualcuno dissacrasse il Corpo Santo conservato nella chiesa di Santa Sofia. Le condizioni furono verificate anche da un inquisitore veneziano, che ordinò il trasferimento del Corpo Santo e dell’olio santo nella nuova chiesa parrocchiale di Canfanaro. Il trasferimento doveva essere effettuato con una solenne processione guidata dal vescovo di Parenzo. Il sacerdote di Canfanaro aveva fretta e organizzò il trasferimento per conto proprio. Il giorno dopo scoppio il caos perché il Corpo Santo era sparito dal tabernacolo. In preda al panico il sacerdote e i suoi canonici andarono a Duecastelli nella speranza di trovare una qualche risposta. Prima di arrivare a Duecastelli in un campo chiamato Corona (con il significato di campo recintato o recinzione) videro brillare qualcosa sotto il sole. Era il Corpo Santo che stavano cercando. Impauriti poiché precedentemente non avevano seguito le istruzioni dell’inquisitore, decisero di chiamare il vescovo di Parenzo che in solenne processione guidò il trasferimento del Corpo Santo a Canfanaro. Il Corpo Santo da allora non è mai più scomparso. La piccola parcella dove fu ritrovata il Corpo Santo si chiama ancora oggi “Corona del Corpo Santo” e si trova sotto le mura di Duecastelli, sul lato destro.

Possibile interpretazione: Forse si tratta di una reminiscenza di eventuali processioni che si svolgevano tra Duecastelli e Canfanaro quando la città era già abbandonata, ma la chiesa di Santa Sofia era ancora in funzione. Il “Corpo Santo” menzionato nella legenda in questo caso e molto probabilmente un’ostia che, secondo la dottrina della Chiesa, durante la celebrazione eucaristica si trasforma nel corpo di Cristo. In occasione del Corpus Domini ("Corpo del Signore"), una delle principali solennità cattoliche, si porta in processione proprio un'ostia consacrata.
Dall’altra parte è anche possibile che si tratti di una reminiscenza del trasferimento degli oggetti di valore, forse persino di qualche reliquia, nella chiesa parrocchiale di Canfanaro dopo l’abbandono di Santa Sofia. Questa tesi troverebbe conferma nel coinvolgimento di personaggi importanti (il vescovo, l’inquisitore). La sparizione del Corpo Santo potrebbe inoltre suggerire che dei furti a Santa Sofia siano affettivamente avvenuti.


Abbastanza stravagante è pure la menzione dell’inquisitore che, insieme al furto/ profanazione del “Corpo Santo”, potrebbe essere anche un richiamo alla - precedentemente menzionata - caccia alle streghe. Secondo le credenze medievali, infatti, durante il sabba le streghe eseguivano vari riti nei quali profanavano ostie e altri oggetti sacri.

La leggenda di Henry Morgan

Narra la storia che il famoso corsaro Henry Morgan combatté a lungo contro gli Spagnoli per conto dell’Inghilterra, ma che a un certo punto cadde in disgrazia presso le autorità inglesi che decisero di catturarlo. Per sfuggire alla cattura, si rifugiò nel Canale di Leme, da dove, insieme al suo equipaggio portò i tesori, accumulati negli anni, a Duecastelli e ivi li seppellirono. In seguito Morgan e i suoi tornarono alle navi e salparono di nuovo verso la Giamaica, lasciando il tesoro a Duecastelli. Secondo un'altra variante, Morgan e i suoi restarono in Istria, dove fondarono un villaggio che ancora oggi porta il suo nome.

Possibile interpretazione: Forse la più bizzarra tra le leggende riguardanti Duecastelli che però allo stesso tempo dimostra che le leggende possono spuntare anche in tempi moderni prendendo spunto da presupposti totalmente assurdi.
Da dove salta fuori quindi il celebre avventuriero a Duecastelli? La sua apparizione si può probabilmente imputare a una serie di strane coincidenze. L’avvio delle ricerche archeologiche sistematiche nella zona di Duecastelli con annessi scavi (Ma che staranno cercando tra quelle rovine? Sicuramente stanno cercando qualche tesoro sepolto…) coincideva proprio con il picco di popolarità dei film d’avventura di serie B di stampo piratesco nei quali ha fatto la propria comparsa persino il Canale di Leme nel ruolo di “fiordo e villaggio vichingo”. Per ulteriore strana coincidenza, nei pressi di Duecastelli, esiste effettivamente un abitato denominato Mrgani (Morgani sulle vecchie mappe).
La già cosi improbabile l’ipotesi di un viaggio di Henry Morgan dalla Giamaica fino in Istria può comunque venire definitivamente cestinata dopo la constatazione che l’abitato di M(o)rgani viene menzionato nei documenti già parecchi anni prima della nascita del celebre corsaro. 
La leggenda è comunque interessante poiché in essa notiamo il riciclo di due motivi che appaiono già nelle leggende più antiche: il tesoro sepolto e l’importante legame tra Duecastelli e il mare. 


In Istria quindi il capitano Morgan lo troverete al massimo in bottiglia.


Fonti:
Nikolina Petrić - Kulturno-povijesno nasljeđe Dvigrada (2015)
Moja putovanja Istrom i šetnja Pulom
Udruga Dvegrajci