L'archivio di stato di Venezia conserva una interessante mappa del ciglione carsico, risalente al 1535 (ASV. DRI, f. 19/1). Anche se il disegno non segue le regole della cartografia moderna e la prospettiva risulta parecchio approssimativa, esso rappresenta, nonostante ciò, un documento estremamente prezioso poiché mostra la distribuzione degli abitati, la posizione di chiese e fortificazioni ormai scomparse, i tracciati delle antiche vie di comunicazione e la posizione del confine tra l'Austria e la Repubblica di Venezia all'inizio del XVI secolo. La carta è interessante anche dal punto di vista naturalistico: l’'autore infatti dedica molta attenzione ai fenomeni naturali caratteristici delle zone carsiche.
Segmento 1 - Klanec
Sul disegno si può notare la vecchia dogana di Klanec (B), che viene menzionata nei documenti ufficiali già nel XIV secolo. Ai tempi di Cappi la dogana aveva sede in una torre, stabilmente presidiata, posta sul ciglio della strada principale cosicché i traffici in transito non avessero la possibilità di evitarla.
B – Torre di Clanaz, muda posta sopra la strada maistra ove li cavali che vengono d'Alemagna sono astreti di pasar et vista continue guardie.
La dogana fu successivamente ampliata e divenne persino la sede di una famiglia nobile locale. In un disegno di Valvasor risalente a circa 150 anni dopo la mappa di Cappi si può vedere che la dogana nel tempo assunse la forma di un vero e proprio piccolo castello.
Lo stabile fu abbandonato a meta del XVIII secolo. Oggi non ne rimane nessuna traccia.
Segmento 2 – Kastelec e castello di San Servolo
La mappa di Cappi contiene anche indicazioni sui cambiamenti idrogeologici avvenuti nell'area del ciglione carsico nei ultimi 500 anni. L'autore cosi documenta che nelle vicinanze di Kastelec (Castelaz) un tempo sgorgava un torrente che poi formava un lago (A).
A - Fontana d'aqua viva che scaturisse da un monte austriaco et forma un lago sul confin di Gabroviza di gran comodo ali abitanti circonvicini.
Al giorno d'oggi in quella zona non ci sono né acque correnti in superficie degne di nota né tanto meno vi e presente qualcosa che assomigli ad un lago. Tenendo conto della distanza dai centri abitati e la configurazione del terreno ipotizziamo che il lago si trovasse nella Kastelska vala e che il torrente sgorgasse sotto il monte Kras. Questa ipotesi viene ulteriormente avvalorata dalla tradizione orale. Come abbiamo già riportato in questo blog a Ospo si racconta di un lago che si forma nella vallata sotto Kastelc e di acqua che trabocca riversandosi in un canalone tra la Mišja Peč e Gabrovizza.
Segmento 3 – Osp
L'autore dedica molta attenzione a Osp e alla zona circostante. Descrive la grotta fortificata che sorge sopra il paese (C) nella quale si rifugiavano gli abitanti in tempo di guerra e l'effimero Rio Ospo (D) che sgorgava dalla grotta e durante il suo corso verso il mare passava attraverso le saline di Muggia, delle quali oggi rimane solamente il ricordo.
C – Grota d'Ospo nela quale al'ocorenze di guera li abitanti circonvicini si sono in gran numero salvati per esser per se stessa forte.
D – Fiume seccha che scaturisse di deta grotta et pasando per mez le saline di Muia sboca in mare.
Anche questo segmento di mappa ci porta a constatare gli avvenuti mutamenti del quadro idrogeologico nell'area del ciglione carsico. Nei pressi di Tinjan (Antignan) la mappa infatti segnala la presenza di una sorgente indicata con il termine "aqua viva", il che ci fa supporre che si trattasse di un corso d'acqua stabile di notevoli dimensioni. Oggi in quella zona non vi è presente nessun corso d'acqua degno di nota. Tenendo in conto la distanza dal paese e la configurazione del terreno tendiamo a supporre che si trattasse di quello che è oggi noto con il nome di Globoki potok o in alternativa del Tinjanski potok.
Sulla mappa è segnato in modo molto marcato anche il paese di Rožar (Rosarol-Rosario), che era a quei tempi solidamente fortificato e faceva parte della serie di fortini destinati al presidio del confine tra Austria e Repubblica di Venezia. Il fortilizio eretto intorno alla chiesa del paese serviva anche come tabor durante le incursioni turche.
Come curiosità segnaliamo che la mappa non riporta la presenza del piccolo abitato di Zased (Xaxid) tra Prebeneg (Prebenico) e Osp (da non confondere con il quasi omonimo Zazid/Sasseto nell'alta valle del Risano). Di Zased abbiamo già parlato in altre occasioni. Interessante notare è che nel punto dove la carta, risalente al XVII secolo, mostra la sua posizione in prossimità del confine, questa mappa di circa 100 anni più vecchia indica solo la presenza di una chiesa, senza indicazione del nome, che perciò ipotizziamo allora già abbandonata.
Segmento 4 – Intorno a Črni Kal
Cappi non omette di menzionare anche altri tipici fenomeni carsici. Cosi ci spiega che nei pressi della chiesa dedicata a Santa Maria delle nevi, vicino a Černotiče (Cernotich), eretta nel bel mezzo di uno dei castellieri meglio conservati dell'Istria slovena, il confine passa di fianco a una grotta (E) e a una foiba (F).
E – Grota con ferro di cavalo che forma confin
F – Foiba cernaiana che forma confin
Il commento riguardante la grotta è decisamente particolare e non appare chiaro se si tratti del nome della grotta stessa o se il ferro di cavallo menzionato fosse reale e servisse a contraddistinguere/marcare una grotta. Inoltre non si può capire di quale grotta (e foiba) si tratti poiché in quella zona ne sono state evidenziate un gran numero. Per una strana coincidenza, tra le grotte censite, esiste anche una denominata Jama podkovnjakov (Grotta dei ferri di cavallo), che però presumibilmente deve il suo nome ai pipistrelli, cioè al ferro di cavallo minore (Rhinolophus hipposideros) e/o al ferro di cavallo maggiore (Rhinolophus ferrumequinum).
L'autore infine segnala anche la presenza di un ulteriore fenomeno carsico – un fiume che scompare nel sottosuolo, che a suo tempo sgorgava sotto il paese di Črni Kal (Cernikal – San Sergio) e scompariva nei pressi della oggi distrutta chiesa di Santa Cecilia vicino a Loka (Lonche). Al giorno d'oggi in quella zona a parte pochi torrenti che si riempiono di acqua in caso di abbondanti precipitazioni, non esistono corsi d'acqua superficiali: ciò rappresenta un'ulteriore prova dei mutamenti idrogeologici di quel territorio nel corso dei secoli.
La mappa mette inoltre in bella evidenza il castelletto sopra Črni Kal e riporta anche la presenza di un fortilizio che, a suo tempo, sovrastava il paese di Loka. Si trattava di una torre fortificata simile a quella di Podpeč e che come Rožar faceva parte della serie di fortificazioni di frontiera, ormai quasi del tutto dimenticate. I suoi resti erano ancora ben visibili alla fine del XIX secolo, mentre al giorno d'oggi l'unica cosa che rimane di lei è un toponimo – Za gradom (Dietro il castello).
Fonti:
Darko Darovec (ed.), Stari krajepisi Istre, Koper, 1999, p. 99
Igor Sapač, Gradovi, utrdbe, dvorci, vile v Slovenskem primorju in v bližnji soseščini, 2014
Igor Sapač, Grajske stavbe v zahodni Sloveniji. Kras in Primorje, 2011